Cinema ad effetto: I sogni di Inception

Set semovibili, vere esplosioni e trucchi prospettici: ecco come ha costruito il suo mondo onirico Christopher Nolan senza puntare (troppo) sul digitale

Oggi pubblichiamo la quarantaseiesima puntata del nostro approfondimento sulla storia degli Effetti speciali al cinema, con cui ripercorriamo alcuni dei momenti più memorabili passati sul grande schermo.

Chistopher Nolan è un tipo nostalgico. Mentre molti suoi colleghi si affannano a sviluppare futuristiche tecnologie per spingere sempre più in là il confine del possibile in campo tridimensionale e digitale infatti, lui sforna “blockbusteroni” di eccezionale impatto visivo senza mai schiacciare troppo sul pedale del digitale, ma restando legato a metodi “più tradizionali” (sfruttando ovviamente tutte le evoluzioni del campo). Dopo Il cavaliere oscuro ora è toccato a Inception, che proprio sull’elemento visivo – con strade che si sollevano, stanze che si capovolgono e città che esplodono – ha puntato non poco.
È curioso scoprire per esempio come parte degli incredibili effetti visivi del film sia stata realizzata direttamente sul set con metodi, come detto, più “classici” per rendere più realistiche le proiezioni oniriche di Leonardo DiCaprio & Co.

Il corridoio rotante

Per ricreare per esempio la sensazione della gravità zero in una delle scene clou del film in cui l’attore Joseph Gordon-Levitt è protagonista di un corpo a corpo aereo sospeso nel corridoio dell’albergo che ruota su se stesso, Nolan ha utilizzato veri e propri set semovibili, in grado di sfidare le leggi della fisica utilizzando movimenti idraulici e meccanici e trucchi scenografici. Un effetto speciale simile era stato utilizzato da Stanley Kubrick in 2001 Odissea nello spazio per la scena in cui il protagonista faceva jogging nella stanza circolare come vi avevamo raccontato nella puntata 15.
Per curare tutto il settore degli effetti speciali Nolan ha voluto al suo fianco lo specialista Chris Corbould con cui aveva già collaborato per i due film su Batman e che nel corso della sua carriera si è occupato di sequenze action per ben 11 film della saga di James Bond (che ha voluto omaggiare con la sequenza sulla neve ispirata a proprio alla serie 007).

Il crollo della fortezza

Un’altra scena spettacolare per la quale Nolan ha limitato al minimo l’uso della computer grafica, è quella dell’esplosione della fortezza di Saito (Ken Watanabe). Anche in questo caso niente di digitale ma una vera e propria esplosione (come già fatto ne Il cavaliere oscuro dove l’ospedale che il Joker faceva saltare in aria era un edificio vero). Secondo quanto spiegato dal sito specializzato fxguide.com per prima cosa il palazzo è stato realizzato in 3D con il software Rhino. In seconda battuta, dopo aver definito all’interno del modello il percorso da fare con la telecamera, è stata assegnata alla New Deal Studios la creazione del modellino in scala 1/6. Il risultato è stata una torre alta quasi 40 metri che è stata poi ripresa da 5 angoli diversi, con un technocrane (una sorta di braccio motorizzato che manovra la camera, e contemporaneamente comunica con software 3D), per la ripresa dall’alto. La vera sfida pare sia stata quella di riprodurre lo stesso effetto di caduta verso il basso ottenuto nella simulazione con il software. A tal fine Corbould avrebbe fatto inserire all’interno della costruzione delle parti meccaniche, con le quali il team è stato in grado di controllare i tempi e la velocità di cedimento della struttura.

Due frame dell’esplosione:

La scala infinita e il gioco degli specchi

Di grande impatto sono la scena degli specchi sul ponte di Parigi e quella della scala infinita di Penrose (a sua volta ispirata all’opera di M.C. Escher) che Joseph Gordon Levitt mostra a Ellen Page in uno dei “sogni di allenamento” spiegandole: «Nei sogni puoi ingannare l’architettura realizzando forme impossibili. Questo ti permette di creare dei circuiti chiusi come la Scala di Penrose, la scala infinita: il paradosso. Un circuito chiuso come questo ti aiuta a dissimulare i confini del sogno che crei».
Per ingannare lo spettatore Nolan in poche parole ha usato dei trucchi prospettici dati dalle inquadrature calibrando ad hoc il movimento di camera e distorsione della lente per costruire il set in modo che la scena funzionasse direttamente in fase di ripresa e limitando al minimo l’uso del 3D.

Un artwork della scena della scala di Penrose

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