C’è una capacità peculiarmente femminile che porta le donne a rimestare il dolore, con la conseguenza di crearne sempre di fresco, continuare ad accumularne e prepararlo a essere rimestato di nuovo.
Kate (Charlotte Rampling) e Geoff (Tom Courtenay) sono una coppia di anziani coniugi pronti a festeggiare un importante traguardo: il 45esimo anniversario di matrimonio.
Trascorrono le giornate immersi nella loro routine, tra passeggiate in campagna e i frementi preparativi, ma quando Geoff riceve una lettera che gli comunica il ritrovamento del corpo del suo primo amore, dispersa tanti anni prima sulle Alpi Svizzere, tutto inizia a sgretolarsi.
Se la reazione dell’uomo è di comprensibile sconvolgimento composto – sono chiari il suo dolore e il suo stordimento, la sua paura, l’emergere dei ricordi e di sentimenti sopiti ma mai cancellati – la reazione di Kate è silenziosamente disperata.
Ed è proprio su quella che si sofferma la macchina da presa del regista Andrew Haigh, con lunghi primi piani che indugiano sul volto della protagonista, sfocando lo sfondo, simbolo di una realtà quotidiana ormai persa per sempre.
La necessità di risposte, la voglia di capire come sono davvero andate le cose, il bisogno di dimostrazioni d’amore non si sopisce con l’età.
Ecco allora che l’ormai anziana protagonista – che arriva a compiere una scalata ben più terribile di quella del marito, salendo i gradini verticali di una scala che la conduce in soffitta a frugare tra il passato del coniuge – non è molto distante da una qualsiasi adolescente sorpresa a sbirciate lo smartphone del proprio fidanzatino.
Costruito su silenzi che spaccano i timpani, su sguardi che bruciano, Haigh suggerisce sensazioni, emozioni e dolore che non vengono mai verbalizzate.
Impeccabile la performance degli attori protagonisti (entrambi premiati al Festival di Berlino con l’Orso d’argento per la miglior interpretazione) e a tratti inquietante la colonna sonora, con Smoke gets in your eyes, la canzone del loro amore, che torna più volte e finisce con l’essere un triste presagio.