Gerard Butler: «In Geostorm salvo il mondo, ma il mio più grande eroe rimane mia mamma»

Il divo scozzese presenta a Roma il suo nuovo film, Geostorm, e si racconta a ruota libera. Lo abbiamo incontrato

Gerard Butler a Roma nel photocall di Geostorm

Gerard Butler è passato da Roma a presentare il suo ultimo lavoro, Geostorm, apocalittico film di fantascienza in cui gli equilibri dell’ecosistema del pianeta Terra vengono manomessi e sta proprio allo scienziato interpretato dal divo scozzese venire a capo della spinosa situazione.

Affabile e sorridente, simpaticissimo e dall’entusiasmo contagioso, il Leonida di 300 ha intrattenuto la stampa italiana presente con la sua verve (si è anche lasciato andare a un post su twitter in cui mostrava la ripresa dei presenti al tavolo salutando la mamma!), ha fatto il punto sulla sua carriera e sul film catastrofico di Dean Devlin (in uscita il 1° Novembre), nel quale si ritrova a fronteggiare la più letale delle tempeste perfette.

Nella Sala Torlonia dell’Hotel De Russie, a due passi dalla romana Piazza del Popolo, Butler, passato da avvocato e barba incolta, t-shirt e sorriso smagliante, sorseggia coca cola con gusto, ammicca e incalza le battute dei presenti, si racconta tra generosità, rilassatezza e assoluto buonumore.

E non risponde, tassativamente, a nessuna domanda sullo scandalo Harvey Weinstein.

Perché hai scelto di interpretare Geostorm?

In questo caso mi ha interessato il livello epico della storia, i suoi tanti effetti speciali, le possibilità di esplorazione dal punto di vista visivo, però al contempo mi ha permesso anche di affrontare le relazioni familiari: abbiamo una figura che cerca di contenere il suo carattere un po’ ribelle così da essere un bravo padre e avere buoni rapporti con il fratello. Nel film ci sono elementi catastrofici, complotti politici, azione, thriller, un monito su ciò che potrebbe accadere sulla Terra in futuro. Non accade spesso di trovare tutti questi elementi in un unico film, che ho affrontato come un avventura. Spero che anche il pubblico lo recepisca così.

Come ti prepari a girare una scena?

Di solito parlo con il regista, con gli attori. Per Keepers, thriller psicologico su cui sto lavorando e che racconta la storia di tre persone tra cui il mio personaggio che impazzisce, c’era da trovare lo spazio giusto per rappresentare la follia e mi sono preparato cercando di revocare la memoria dei sensi, leggendo qualcosa, ascoltando musica, preparandomi fisicamente. Fare film d’azione implica cadere, rialzarsi, prendere pugni e tutto questo è fisicamente estenuante, c’è un certo livello di dolore. Ogni tanto mi dico: sto invecchiando, non posso continuare così!

Cosa fai nel tuo piccolo per salvaguardare il pianeta?

Cerco di limitare il mio impatto e la mia presenza su questo pianeta, tenendo a bada le emissioni inquinanti. Quando ci siamo trovati di fronte a tragedie come quelle che hanno colpito la città di Houston o i Caraibi ci si rende davvero conto di quanto questo impegno sia importante, così come essere consapevoli della necessità di certe sfide.

Il tuo personaggio in Geostorm somiglia molto al Bruce Willis di Armageddon.

Ironia della sorte, fu anche uno dei primi provini che feci! Non per il ruolo del protagonista ovviamente, ma non riuscii a dare il meglio di me, andai malissimo anche col mio finto accento texano. Non credo di aver fornito una buona prestazione all’epoca. Un film come Geostorm punta molto sull’ambientazione e ha contato molto poter visitare la NASA e aver incontrato dei veri scienziati alle prese con quei veri mezzi spaziali. La mia ispirazione sono stati loro, come parlavano, come si muovevano. Non volevo ripetere quanto fatto da altri, a dopo ogni modo, ma trovare la mia chiave.

Ritieni sia possibile oggi controllare le catastrofi come avviene nel film?

Esistono dei dispositivi messi a punto dai russi e fatti apposta per questo, per modificare l’andamento delle nubi per esempio. Se non siamo in grado di raggiungere un determinato livello di controllo e sicurezz non dovremmo neanche consentire che ci si arrivi a certi livelli, ma ci sono delle tecnologie sintetiche e dotate di intelligenze artificiali per le quali si stanno valutando i rischi. Dieci anni fa, quando arrivarono i droni, non sapevamo che sarebbero stati poi usati per fini così poco nobili.

Quali sono i tuoi veri eroi nel mondo reale?

Interpreto un lottatore in questo caso, un uomo che non può fare quello che vuole e desidera e dunque si trova in conflitto. Ma il mio più grande eroe è la figura di mia madre, se devo essere sincero, che ha tirato su tre figli da sola, ha lasciato il Canada che io ero piccolissimo portandomi via insieme ai miei fratelli con appena 14 dollari in tasca. Non aveva alcun titolo di studio, si è messa a fare i corsi serali. Io poi sono diventato avvocato e in seguito incredibilmente un attore, ma mia madre ci ha insegnato i valori che contano davvero e la necessità di impegnarsi in tutto quello che si fa.

Tempo fa avevi detto di voler lavorare a un album. Sei ancora di questo avviso?

Una vecchia storia! Purtroppo sono molto impegnato e non ho tempo di avere una vita privata, figuriamoci se posso permettermi una vita musicale. Se contiamo anche Dragon Trainer 3 sono impegnato su sei fronti diversi, tra cui il Keepers di cui parlavo prima. Magari un musical potrebbe unire le due cose, ma non mi sono mai considerato un cantante. Al massimo quando facevo l’avvocato mi chiedevo se scegliere il percorso penale o quello civile e adesso, ripensando ai tempi dello studio legale, mi viene da sorridere…

Il rapporto tra fratelli che vediamo nel film si basa su qualcosa di personale?

Abbiamo parlato molto con Jim (Sturgess, ndr) sulla relazione dei nostri personaggi, che sono fratelli. Qui è il fratello maggiore a sentirsi messo sotto dal fratello minore e a guidarci c’era una buona sceneggiatura. La frustrazione non mancava nel copione e devo dire che mi ci rivedo in questo sentimento: mio fratello maggiore si metteva sempre nei guai e io gli dicevo che sarebbe dovuto essere lui a proteggermi e a darmi il buon esempio, ma così non era.

Se potessi parlare col te stesso di inizio carriera, che consiglio ti daresti?

Di preservare sempre me stesso. Mi sono trovato a dover prendere dodici chili di muscoli per fare un film, poi perderli subito per farne un altro. Sarebbe bene avere una visione a lungo termine di quello che vogliamo fare nelle nostre vite, senza dimenticare di avere dei momenti personali nei quali ci si può godere la vita, dall’andare in campeggio allo scorrazzare in bici.

Puoi farci il punto sui tuoi prossimi progetti, che hai detto essere moltissimi?

C’è Hunter Killer, uno scontro tra russi e americani nei sottomarini con delle figure di comandanti in ballo. Poi c’è Keepers in cui lavoro al fianco di questo attore scozzese eccezionale, Peter Mullan, di cui vi ho già parlato, e Den of Theeves, un po’ una combinazione di Heat – La sfida I soliti sospetti, in cui è coinvolto anche il rapper 50 Cent. Ho anche interpretato uno spacciatore di droga russo in un cameo per All Star Weekend, film con Jamie Foxx nel cui cast ci saranno anche Benicio Del Toro e Robert Downey jr.

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