At the end of the day – Un giorno senza fine: la recensione di Francesca Romana Moretti

Sai che c’è di nuovo? Purtroppo poco! At the end of the day è quell’action thriller (dai risvolti horror), che ti aspetti, purtroppo! D’altra parte, il film d’esordio di Cosimo Alemà (prolifico regista di videoclip), nonostante presenti alcuni difetti, è comunque un prodotto degno di nota che riesce a coinvolgere lo spettatore, anche se con alcuni cali di attenzione, grazie anche ad un ben orchestrato mix di elementi, tra cui colonna sonora ed effetti sonori e un’accurata regia fatta di cambi di fuoco e profondità di campo continue, di dettagli e di primi piani.

Il film racconta la giornata di un gruppo di ragazzi che si reca in un isolato bosco per giocare al soft-air, ma (guarda un po’…!) ben presto scoprono di non essere soli e, chiunque si nasconda nel bosco, non è certo animato da buone intenzioni verso il gruppo di amici.
Tutto questo suona un po’ troppo “familiare”, la caccia all’uomo all’ultimo sangue, risulta qualcosa di già visto e anche, purtroppo, prevedibile.
Nonostante la scarsa originalità del canovaccio, risulta però interessante lo sviluppo graduale della situazione che, da gioco alla guerra, si trasforma in un qualcosa di reale e “plausibile”. Non ci sono infatti situazioni al limite dell’assurdità, come di solito avviene in questi film, forse anche la battuta, pronunciata dal “villain” del film; «La paura fa fare all’uomo cose che non ti aspetti e che neanche lui sapeva di poter fare», aiuta ad accettare le situazioni più al limite e alcune reazioni dei protagonisti.
Il film è interamente girato in digitale e, per quanto la maggior parte delle persone sembrano essere contrariate dalla resa che ha una pellicola digitale rispetto ad un 35mm, ci si rende conto che la fotografia “arida” contribuisce l’immedesimazione dello spettatore, così come il fotorealismo delle immagini.
Alla luce di tutto si può considerare At the end of the day un thriller di produzione italiana fatto “anche” per l’Italia ma soprattutto per l’estero, dove il successo del genere è assicurato.
Insomma un film “50 e 50” in cui gran parte del giudizio positivo è dato proprio dai vari accorgimenti registici che, in qualche modo, fanno si che lo spettatore rimanga partecipe fino all’ultima scena.

Mi piace
Il risultato complessivo, dato dal bilanciamento accurato di effetti sonori, regia dinamica, inquadrature che evidenziano dettagli che apparentemente non c’entrano nulla ma sono parte integrante del background

Non mi piace
Lo schema poco originale e prevedibile “Luogo isolato – Gruppo di amici – cattivi che li vogliono far fuori”

Consigliato a chi
Non si perde un film che presenti lo schema “di cui sopra” ma anche a chi vuole rendersi conto che anche in Italia sappiamo fare un buon thriller in stile USA.

Voto: 3/5

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