J.J. Abrams: «Negli anni Ottanta tutto era possibile»

Intervista al papà di Lost e Fringe nonché regista di Super 8 (nella foto al centro), la nuova/vecchia pellicola sci-fi che omaggia Spielberg...

Credereste mai che J.J. Abrams, creatore degli show sci-fi più amati della tv moderna (parliamo di Lost e Fringe, of course) nonché “responsabile” del reboot di una saga iperfuturistica come Star Trek, potesse rimpiangere un tempo «senza cellulari né computer»?
Un nostalgico faccia a faccia con il regista di Super 8, che comunque non rinuncia mai al suo iPhone…

Best Movie: Super 8 è il titolo del suo ultimo film, ma è anche il nome della prima telecamera che ha usato nella sua carriera, quando aveva otto anni. Di solito a quell’età i ragazzi hanno interessi diversi, per esempio lo sport, o le ragazze…
J.J. Abrams: «Be’, le ragazze mi interessavano, ero io che non interessavo a loro! Non ero neanche particolarmente atletico: ha presente quando a scuola si gioca a football e “si fanno le squadre”? Ecco, io venivo scelto sempre per ultimo, finché a un certo punto mi sono detto: “Forse questa non è la mia strada” (ride). Lì ho capito non solo quanto amassi i film, ma anche che potevo farne quanti volessi con la telecamera dei miei».

BM: Quindi c’è molto di lei nei personaggi di Super 8.
JJA: «Eccome! Io ero quei ragazzini! Soprattutto Joe (il protagonista, interpretato da Joel Courtney, ndr), ma ero anche Charles, il regista, anche se non avevo la sua autostima. Ero una via di mezzo tra tutti loro: mi piaceva anche far esplodere i modellini, per dire».

BM: Ora che è uno dei registi più famosi al mondo, riuscirebbe a immaginarsi a fare un altro lavoro?
JJA: «Sì, perché credo che chiunque sia così fortunato da lavorare nel cinema sappia che non può durare per sempre, quindi penso spesso a cos’altro potrei fare per campare (ride)».

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