La Londra vittoriana puzza di alcol e di sporco. La Londra vittoriana ha l’odore della notte e delle botte. Di un mistero che s’infratta fin dentro i vicoli bui, nei fumoir dove ci si passa l’oppio, nelle stanze del potere corrotto dalle infiltrazioni massoniche. La Londra vittoriana è il posto dove ha messo radici Sherlock Holmes. Non più il polveroso e compassato detective in deerstalker (il cappello da caccia) e trench Inverness con mantellina che ci ha passato (erroneamente) l’iconografia tradizionale, ma il dandy scanzonato e irresistibile che ci restituisce il cinema di oggi. Nessuno ci avrebbe scommesso un penny, due anni fa, e invece ecco compiuto il miracolo, in un cross-over di letteratura classica e cinematografia corrente. Ed eccolo adesso rinnovato, in un sequel pronto a bissare il successo del primo capitolo. Le cifre non sono un mistero: oltre 200 milioni di dollari di incasso negli Stati Uniti, più di 500 in tutto il mondo, a fronte di “appena” 90 milioni di budget. Anche i nomi non sono un arcano, anche se all’inizio in pochi ci avrebbero scommesso quello stesso penny: l’“enigma” Robert Downey Jr., ex reietto di Hollywood diventato – anche “via Iron Man” – nuovo paladino delle cinesaghe pop e insieme dispensatrici di una non scontata intelligenza; Guy Ritchie, più mainstream rispetto ai tempi di Lock & Stock – Pazzi scatenati ma al tempo stesso finalmente redento dalla maledizione dell’essere l’eterno Mister Madonna; Jude Law, spalla comica inaspettata, capace di lasciare da parte i vezzi da piacione cui si era lasciato andare. Un film, il primo Sherlock Holmes, che andava giù come un buon whisky doppio malto: ritmo e ironia, omaggio e demistificazione del Mito, décor e kung fu, toni da classico film d’avventura e ripensamento dell’action movie.
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Qui sotto alcune immagini del film Sherlosck Holmes: Gioco di ombre
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