Venezia 68, Friedkin: «Io, discepolo di Fellini, vi racconto una Cenerentola perversa»

Il sorridente regista di Killer Joe, che ha entusiasmato la critica, racconta com'è nato il suo film, quali sono le sue ispirazioni e perché anche il Male può far ridere

È un William Friedkin entusiasta e gasato dalla reazione della stampa al suo Killer Joe quello che ci apre le braccia alla conferenza stampa di oggi. «La bellezza del mio film è merito della sceneggiatura raffinata di Tracy Letts. Era tutto già scritto. E di un grande produttore come Nicolas Chartier che prima di me ha portato al successo The Hurt Locker». «Volete che vi canti una canzone?», dice tra l’ironico e il faceto. «Guardate che so cantare Volare molto bene». Riguardo all’umorismo noir che impregna tutto il suo film ha detto: «Non è Totò, non è Benigni, e neppure i fratelli Marx, però fa ridere nel suo essere così dark». Il regista dell’Esorcista si sofferma molto sul sottolineare quanta cura abbia messo nella costruzione dei personaggi: «C’è una conflittualità esplosiva tra loro e l’ho voluta analizzare approfonditamente. Pur essendo diversissimi, capisco perfettamente questi personaggi. Sono una perfetta rappresentazione del genere umano e per questo li ho amati». Sulla natura di favola della storia ha detto: «La mia è una Cenerentola un po’ folle. Trova il suo principe azzurro, ma è un killer».

Sui debiti del suo film verso i fratelli Coen, Friedkin li riconosce serenamente e, anzi, ironizza: «Chi non ama i Coen esca subito da questa stanza». Molti gli chiedono della scena del pollo (non vorremmo spoilerarvela troppo, ma ha a che fare con la fellatio e, come esempio di perversione, risulta davvero geniale), ma in effetti non saprebbe dire da dove derivi. «È frutto del crescendo vorticoso del film», taglia corto. Friedkin ha speso poi molte parole sulle sue fonti di ispirazione: Fellini e Antonioni, i grandi maestri del cinema italiano. «I miei film non sono neppure paragonabili ai loro, ma per me sono una gran fonte di ispirazione. Quando mi hanno presentato Fellini, mi sentivo come un apostolo».

È poi il giovane protagonista Emile Hirsch (Into the Wild), in assenza della vera grande sorpresa del film Matthew McConaughey, a parlare della sua esperienza con Friedkin: «È stato un periodo fantastico. Avevamo tantissime scene nel camper con gli altri attori. Siamo stati insieme per tanto tempo, costruendo delle scene notevoli. Quando vedi recitare da vicino McConaughey rimani impressionato e Friedkin è un regista che ti fa sentire completamente tutelato e protetto». (Foto Kikapress)

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