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E se vivessimo tutti Insieme?: la recensione di Emilia Iuliano

E se vivessimo tutti Insieme?: la recensione di Emilia Iuliano

La commedia agrodolce E se vivessimo tutti insieme?, diretta da Stéphane Robelin, raduna un cast all star (Jane Fonda, Geraldine Chaplin, Pierre Richard, Claude Rich) per raccontarci la senilità con composto umorismo e umana empatia, cercando di offrirci uno spaccato a 360° della vita oltre i 60 anni, senza tuttavia riuscire ad approfondire nessuno degli aspetti esaminati.
L’autore ci apre le porte di una comune sui generis composta da un gruppetto di anziani arzilli, amici di vecchia data, che hanno deciso di abitare sotto lo stesso tetto per tenersi compagnia e offrirsi mutuo soccorso, anziché rischiare di finire in un’anonima casa di cura circondati da perfetti sconosciuti. Su di loro veglia come osservatore e “angelo custode” un giovane antropologo, Dirk (il Daniel Brühl di Bastardi senza gloria).
La terza età viene esplorata dal regista proprio attraverso gli occhi del ragazzo, che – insieme allo spettatore – scopre e analizza eventi e abitudini più o meno noti. Oltre alle inevitabili malattie senili come la perdità di lucidità e memoria, infatti, i suoi “tester” mettono a nudo aspetti più intimi della loro vita, come la sessualità. Il film alterna, quindi, commozione e riflessione alla comicità e a qualche malizia, senza tuttavia mai scadere nella volgarità o negli eccessi.
Il cast di big ha sicuramente spianato la strada di Robelin. Generosi ed esperti, gli attori hanno evidentemente costruito un’ottima alchimia sul set che traspare nella messinscena creando fin dalle prime sequenze una sottile complicità con lo spettatore. Il personaggio di Jane Fonda spicca nella coralità della vicenda e tiene le redini delle relazioni. Il suo, d’altra parte, è l’unico ruolo al quale l’autore riesca a concedere spessore, nonostante l’intento di costruire una storia a più voci. I caratteri, i retroscena, i sentimenti dei suoi coinquilini vengono infatti tratteggiati superficialmente con il risultato di banalizzare il dolore, come la gioia. Azioni e reazioni finiscono per avere un risvolto tragicomico anche quando inseguire la risata non appare necessario né al ritmo né al messaggio del film, che soffre il confronto con Amour del quale appare la versione edulcorata e meno convincente.

Leggi la trama e guarda il trailer del film

Mi piace
L’umorismo composto e la complicità che i personaggi riescono a instaurare con lo spettatore

Non mi piace
L’intento di offrire uno spaccato corale e a 360° della terza età non consente all’autore di approfondire nessuno degli aspetti presi in considerazione. I personaggi vengono tratteggiati superficialmente con il risultato di banalizzare il dolore, come la gioia

Consigliato a chi
Chi vuole dare una sbirciatina al futuro con leggerezza

Voto
3/5

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