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Inseparabili – Dead Ringers: il remake al femminile che non colpisce. La recensione della miniserie tv

Il cult degli anni 80’ di David Cronenberg ottiene nuova vita su Prime Video con una doppia performance di Rachel Weisz.

Inseparabili – Dead Ringers: il remake al femminile che non colpisce. La recensione della miniserie tv

Il cult degli anni 80’ di David Cronenberg ottiene nuova vita su Prime Video con una doppia performance di Rachel Weisz.

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Che il remake sia una pratica assodata, che nella contemporaneità stia diventando anche abusata, sarebbe ribadire l’ovvio. Quando tale processo, tuttavia, coinvolge un cambiamento di medium, cresce senz’altro la curiosità per il risultato finale, tenendo intatto il dubbio sulla sua effettiva riuscita.

La stessa storia in una nuova “casa”, con nuove regole, garantisce almeno un senso all’intera operazione. Nel caso del passaggio da lungometraggio e serie tv, la narrazione, più frammentata, ma distesa nel suo insieme, assume una forma inedita, più volte dimostrando che si può aggiungere qualcosa di nuovo tramite queste trasposizioni.

Due pellicole con protagonista Jeremy Irons hanno subito tale trattamento nel corso dell’ultimo anno, Il Danno (diventata Ossessione per Netflix) e Inseparabili – Dead Ringers, da cui nasce l’omonima miniserie per Prime Video con protagonista Rachel Weisz nel doppio ruolo di Beverly ed Elliot Mantle.

Le sorelle Mantle sono due gemelle perfettamente identiche, nonché brillanti ginecologhe e ostetriche in un ospedale newyorkese, con l’ambizione di rivoluzionare il settore. Seppure siano fisicamente uguali, Beverly ed Elliot non potrebbero essere più diverse caratterialmente e quando la prima si innamora di una sua paziente, il rapporto tra le due viene incrinato irrimediabilmente.

Rispetto al libro di Bari Wood e Jack Geasland e all’adattamento cinematografico di David Cronenberg, la differenza sostanziale che appare a una prima superficiale occhiata a questa nuova versione di Inseparabili – Dead Ringers consiste nel gender swap del personaggio principale, scelta che si rivela non dettata semplicemente dai tempi che corrono, bensì funzionale e in grado di arricchire il discorso attorno la tematica scottante attorno alla quale ruota il prodotto audiovisivo: quanto è lecito creare e togliere la vita dal nulla, sostituendosi a un dio?

Per Rachel Weisz fornire allo spettatore un nuovo punto di vista della storia è un gioco da ragazzi e per tutta la serie sembra completamente commissionata al (doppio) ruolo. Il problema che aleggia intorno all’intera produzione risiede proprio nell’altra faccia della medaglia.

L’intento di Inseparabili – Dead Ringers sembra più costruire un’impalcatura per la mattatrice assoluta, quindi imbastendo un rifacimento della storia completamente asservito all’attrice, così come l’innocuo sguardo dei vari registi chiamati a dirigere le sei puntate, uniforme e scolastico. Lo scopo principale delle maestranze in gioco appare maggiormente quello di risaltare le doti recitative di Rachel Weisz piuttosto che portare sul piccolo schermo un aggiornamento del materiale di partenza.

In molti casi di opere audiovisive incentrate su molteplici ruoli da parte di un solo interprete si cade nell’ingenuità di tralasciare ciò che sta al di fuori della performance, in questo caso un discorso particolarmente attuale che meritava ben altro approfondimento e introspezione.

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