L’ultimo terrestre: la recensione di Luca Maragno

E’ senz’altro un film riuscito la prima regia di Gian Alfonso Pacinotti, in arte Gipi, noto fumettista d’autore italiano. E’ un’opera drammatica dai ritmi lenti, a tratti con toni surreali, pieno di personaggi borderline: dal protagonista, uno stupido “puro d’animo” che lavora in un bingo e che si trascina in una vita solitaria e misera dove tutti lo trattano male; dal padre che cela segreti incoffessabili al figlio e vive trasandato in una fattoria; ai colleghi che pensano solo ad andare a prostitute e a trans e lo coinvolgono in un omicidio; alla vicina col fidanzato imbroglione che fa conferenze sull’arrivo degli extraterrestri solo per spillar quattrini vendendo magliette. In questo mondo triste, dove sono tutti un po’ alieni l’uno verso l’altro a modo loro, l’arrivo degli alieni veri è realmente annunciato e imminente, ma è solo un sottofondo che non turba più di tanto la vita di nessuno (al massimo ci si preoccupa di dove andrà a finire il sistema calcio italiano, già invaso dagli “stranieri”), se non quella del padre del protagonista, “visitato” in anteprima da una extraterrestre gentile che viene relegata immediatamente al ruolo di moglie-casalinga-colf-cuoca nel quale non resisterà a lungo. Non lo turba almeno fino alla fine, perché gli alieni hanno il potere di vedere subito chi è buono e chi è cattivo assegnando premi o punizioni. Insomma per Gipi il mondo non è un bel posto e se c’è salvezza la si troverà solo dall’esterno.

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Mi piace
Le intuizioni visive, i frequenti doppi sensi e le molteplici letture: basti pensare l’inizio col protagonista che va a prostitute entrando in una porta celata dietro un cartellone pubblicitario che ritrae una famiglia felice.

Non mi piace
La fotografia di un mondo con poche speranze e l’insostenibile “peso” che si portano appresso personaggi tragicamente tristi: l’arrivo degli alieni non riesce ad alleggerirli come dovrebbe.

Consigliato a chi
A quelli che conoscono i fumetti di Gipi e a chi ha voglia di vedere un cinema “fuori dal coro”

Voto 3/5

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