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The Sessions – Gli appuntamenti: Silvia Urban

The Sessions – Gli appuntamenti: Silvia Urban

La prima cosa da dire su The Sessions è che è un film coraggioso.
Coraggioso perché in una società come quella statunitense, tendenzialmente omertosa rispetto al tema della sessualità, portare sullo schermo un film sulla scoperta del sesso da parte di un disabile, senza girarci attorno e scegliendo di riprendere quanto avviene secondo natura, rischiava di incorrere in pesanti (pre)giudizi.
Coraggioso perché il protagonista è un poliomielitico, reso immobile dalla malattia e tenuto in vita da un polmone d’acciaio. Una storia vera, quella di Mark O’Brien, che poteva essere raccontata da una prospettiva diversa, scegliendo altri episodi della straordinaria (nel senso letterale di fuori dall’ordinario) vita di questo poeta e scrittore. Ma il suo percorso verso la perdita della verginità lo porta all’incontro con l’amore e diventa l’occasione per il regista Ben Lewin (anch’egli affetto da poliomielite) di riportare all’attenzione alcune questioni esistenziali: il senso di una vita vissuta da una barella, la dignità, l’ingiustizia della malattia, il sesso come pratica di piacere.
Coraggioso, quindi, perché è l’etica stessa dell’uomo a essere interrogata, attraverso una serie di “provocazioni”. Mark risveglia il suo corpo grazie all’aiuto di una terapista sessuale (Cheryl), una partner surrogata come viene chiamata in gergo tecnico, il cui lavoro può essere superficialmente assimilato a quello di una prostituta. E durante tutte le fasi della terapia si confronta con il suo padre confessore, espressione di una Chiesa cattolica disposta a rivedere certe posizioni per andare incontro all’uomo e alle sue esigenze fisiche, morali e spirituali.
Coraggioso perché coraggiosi sono i suoi interpreti, John Hawkes ed Helen Hunt, che a dispetto dell’età non più giovanissima, hanno accettato di mettersi a nudo, sposando la tesi su cui si poggia il film: questo è il corpo che ti è stato dato e devi poterlo abitare con serenità.

La seconda cosa da dire su The Sessions è che è un film poetico e al contempo vivace.
Perché rispecchia appieno la personalità del suo protagonista: un uomo consapevole del suo fardello («Certo che credo in Dio: devo poter incolpare qualcuno per tutto quello che mi è successo») ma per nulla rassegnato. Un uomo che, nonostante la menomazione fisica, ha voluto vivere la sua esistenza intensamente e con autoironia, senza rinunciare a nulla, e “toccando” la vita degli altri con le sue parole.
Il rischio di cadere nel pietismo e nella retorica era dietro l’angolo. Ma il vero Mark O’Brien ha saputo tenere a distanza qualsiasi forma di compassione e lo stesso riesce a fare il suo alter-ego cinematografico.

La terza cosa da dire su The Sessions è che è una grande storia d’amore.

Leggi la trama e guarda il trailer del film

Mi piace
La delicatezza e al contempo la vivacità con cui si affronta il tema della sessualità dei disabili, senza cadere in facili pietismi o nella retorica. Le domande etiche ed esistenziali che il film suggerisce.

Non mi piace
Poteva essere interessante approfondire il rapporto tra Cheryl e il marito, anche per osservare le implicazioni famigliari legate al lavoro di terapista sessuale.

Consigliato a chi
A chi ama le storie romantiche, anche quelle non convenzionali, e a chi apprezza i film capaci di stuzzicare la morale dello spettatore.

Voto
4/5

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