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Warm Bodies: la recensione di Giorgio Viaro

Warm Bodies: la recensione di Giorgio Viaro

Futuro imprecisato, apocalisse zombie: i non morti si dividono in cadaveri e “ossuti” (ovvero scheletri). I secondi sono una versione scarnificata – disperata e disumana – dei primi. L’umanità residua vive in una città fortificata, da cui esce solo in piccoli plotoni per andare a caccia di farmaci: e quando succede, sono guai. In uno di questi guai la bella Julie (Teresa Palmer, sosia di Kristen Stewart) perde il fidanzato: R, uno zombie giovane e atletico (Nicholas Hoult), gli mangia il cervello. Lo spuntino è galeotto: R salva Julie dall’appetito dei suoi simili e la porta via con sé. Il sentimento che sboccia tra i due “riavvia” il cuore del ragazzo, e promette un destino di possibile convivenza tra le due razze. Non fosse che i pregiudizi sui mangiatori di cervelli sono duri a morire…

Nasce la Zombie – Comedy – Young – Adult: Warm Bodies, primo tra i candidati all’eredità della saga di Twilight a scendere in campo (seguiranno Beautiful Creatures, The Host e Shadowhunters), stempera il romanticismo in una dose massiccia di autoironia, percorrendo l’unica strada possibile per raccontare l’idillio tra un cadavere cannibale e una teenager. Lo zombie R è infatti uno zombie a tutti gli effetti, non un mostro “ripulito” (vedi Beastly): cammina storto, biascica (si chiama R perché è il suono che produce quando gli chiedono il nome), ha un colorito verdastro, e soprattutto mangia la gente. Niente a che fare quindi con le atmosfere da melodramma fantasy della creatura letteraria di Stephanie Meyer, anche se il nocciolo della faccenda è lo stesso: una versione postmoderna di Romeo e Giulietta in cui Giulietta ha paura che Romeo la possa addentare.

È una parodia? Anche se il protagonista Nicholas Hoult dice il contrario – ed effettivamente il film nella seconda parte assume toni più seri – la sensazione è proprio quella. I cliché degli zombie movies vengono infatti tutti rivisti in chiave paradossale, a partire dalla scelta di utilizzare come narratore proprio R, evidentemente impacciato con le parole, ma brillante nel pensiero. Certo, non stiamo parlando di Scary Movie: ma la difficoltà di Warm Bodies nel cambiare tono e trasformarsi in una avventura romantica, e in una metafora sull’integrazione razziale, emerge chiara nella seconda parte del film, quando improvvisamente si scatena una specie di guerra globale, e al contempo R fa la conoscenza dello spietato papà di Julie. Non c’è, soprattutto, il tempo per dare senso a questo sviluppo: per far accadere tante cose quante ne avvengono nei 90 minuti (e tra la prima e la quarta di copertina) di Warm Bodies, Twilight si concedeva il lusso di un’intera Saga.

Leggi la trama e guarda il trailer del film

Mi piace
I siparietti divertenti e paradossali che accompagnano lo sbocciare dell’amore tra R e Julie sono parecchi

Non mi piace
Il film mette troppa carne al fuoco nella seconda parte, quella della guerra tra cadaveri e ossuti

Consigliato a chi
A chi cerca un film young adult originale e autoironico

Voto: 3/5

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