Cinema ad effetto: Alien-ati da Ridley Scott (Puntata 21)

Storia degli effetti speciali – Modellini spaziali, teste animatroniche e budella di mucca… E’ il mix esplosivo del cult da Oscar che parla anche italiano…

Oggi pubblichiamo la ventunesima puntata del nostro approfondimento sulla storia degli Effetti speciali al cinema, con cui ripercorriamo alcuni dei momenti più memorabili passati sul grande schermo

Nel 1979 Ridley Scott spedì tutti nello spazio a bordo dell’astronave Nostromo insieme a un equipaggio di sette membri destinato a fare i conti con un ospite indesiderato. Tra loro una giovanissima Sigourney Weaver che di alieni e fantascienza avrebbe poi fatto lunga esperienza… Alien ha infatti dato origine a ben 4 sequel (di cui 3 con la Weaver) e agli spin-off di Alien Vs Preadator. A fare la fortuna del film furono senza dubbio soprattutto i tantissimi effetti speciali, realizzati da un team creativo che contò anche sulla presenza di un nostro illustre connazionale: l’esperto in animatronica Carlo Rambaldi, che realizzò la famosa testa meccanica dell’alieno, utilizzata per i primi piani. E proprio per gli effetti speciali (furono usati molti modellini e impiegata la tecnica del matte painting) il film conquistò il suo unico premio Oscar. L’importanza di Alien sta anche nel fatto che il design della creatura aliena e delle architetture biomeccaniche ebbero notevole influenza sul cinema di fantascienza degli anni a venire.

Modellini spaziali. Tutte le facce del Nostromo
Le navicelle, i pianeti e la stessa astronave Nostromo, così come la capsula Narcissus erano modellini e miniature. Il design del Nostromo e dei suoi “accessori” è basato su una combinazione di storyboard realizzati dallo stesso Ridley Scott e di disegni del concept designer Ron Cobb. Questi modelli erano fatti principalmente in plastica e legno, mentre per i dettagli furono utilizzati elementi presi in prestito da modellini di navi da guerra, di bombardieri della seconda guerra mondiale e di carri armati. Per l’astronave Nostromo furono realizzati addirittura 3 modellini: uno di 30 cm per le riprese a campo medio e largo, uno da 1,2 metri per le riprese posteriori e infine uno da 3,7 metri per le sequenze durante l’atterraggio sulla superficie del pianeta. Una curiosità è che in origine il Nostromo era giallo, ma quando il supervisore agli effetti speciali Brian Johnson lasciò il team per andare a lavorare a Guerre stellari: L’impero colpisce ancora, Scott decise che lo voleva grigio e fece rigirare tutte le sequenze già realizzate. Esisteva anche un altro modello, lungo ben 12 metri, creato per le scene in cui si vede la parte inferiore del Nostromo, da cui si distacca la capsula Narcissus e da cui viene sparato fuori il cadavere di Kane. Solo una scena è stata realizzata usando il blue-screen: quella finale della capsula che abbandona per sempre il Nostromo. Le altre riprese sono state realizzate usando dei fondali neri e aggiungendo le stelle con la tecnica della doppia esposizione (la pellicola veniva impressionata due volte). Nonostante a quel tempo fosse già possibile avvalersi del motion control (il controllo computerizzato delle telecamere, molto usato per esempio in Guerre stellari) il budget del film non ne consentì l’utilizzo e la troupe dovette arrangiarsi usando una telecamera con lenti grandangolari montata su un meccanismo che consentiva di spostarla tra i modellini simulando l’effetto movimento. Fu creato inoltre un altro modello per il relitto dell’astronave che l’equipaggio trova sul pianeta alieno, mentre fu fatto largo uso del matte painting per realizzare alcune aree dell’interno dell’astronave e della superficie del pianeta.


Uova con sorpresa!
La scena in cui Kane trova l’uovo sul pianeta fu realizzata in fase di post-produzione e a metterci lo zampino fu (letteralmente) lo stesso Ridley Scott. Il movimento che l’attore vede all’interno dell’uovo (realizzato in fibra di vetro) fu infatti creato dalle mani del regista che indossava guanti di gomma. La parte superiore dell’uovo stesso invece si apriva grazie ad attuatori idraulici, mentre, senza troppe sofisticatezze, per gli interni dell’uovo si optò per stomaco di mucca e trippa. Il mondo bovino non fu l’unico cui si attinse per dare vita ai mostruosi esseri di Alien. Scott, o meglio il team di esperti in fx, infatti usò anche parti di intestino di capra per l’alieno che si attacca alla faccia di Kane, e pezzi di pesce e conchiglie per la scena in cui Ash analizza l’alieno morto.

Un alieno indigesto…
Incredibile scoprire quello che c’è dietro la terrificante scena dell’alieno che esce dal torace del povero Kane. In pratica fu utilizzato un finto torace posizionato sopra il tavolo sotto al quale si nascondeva l’attore John Hurt, che spuntava quindi solo con braccia e testa. Il finto torace fu riempito di viscere e sangue finto e con un sistema a pompa fatto letteralmente esplodere in faccia al cast che non era stato avvisato, così da –sadicamente- creare un effetto realismo davvero convincente… L’alieno che emergeva muovendosi come un serpente altro non era che un pupazzo mosso dalle abili mani di un burattinaio! (vedi sotto la scena completa)


L’alieno neonato, in realtà un pupazzo, esce dal finto torace dell’attore John Hurt

Testa d’alieno” made in Italy”
Il responsabile del design dell’alieno H.R.Giger elaborò numerose versioni della creatura, scolpendo anche il suo corpo nella plastilina e usando vertebre di serpenti e tubi di raffreddamento di una Rolls Royce. La testa dell’alieno invece fu interamente realizzata da Carlo Rambaldi che aveva già creato gli alieni di Incontri ravvicinati del terzo tipo. Seguendo il design di Giger, Rambaldi utilizzò un sistema di cavi e perni per creare parti semovibili e animare la mandibola e la lingua. Per intuire il sofisticato lavoro che esiste dietro questo genere di meccanismi basti pensare che la testa finale era composta da ben novecento parti e punti di articolazioni! Inquietante il dettaglio che vorrebbe la presenza anche di alcune parti di teschi umani nascosti sotto la pelle della creatura… Dentro al costume dell’alieno si nascondevano invece a turno uno studente nigeriano di design, tale Bolaji Badejo, e alcuni stuntmen.



La testa dell’alieno realizzata da Carlo Rambaldi

L’androide burattino
Come nel caso dell’alieno appena nato nel torace di Kane, anche il corpo di Ash, nel momento in cui si scopre che è un androide, era in realtà un pupazzo mosso da un burattinaio che operava da sotto un tavolo. Per la testa di Ash furono usati a tratti un animatrone e a tratti la sua vera testa che sbuca da un buco effettuato sul tavolo ed è cosparsa di un misto di latte, pasta e addirittura caviale, che rappresentano i meccanismi e i fluidi interni del robot.

Alien – la scena della nascita dell’alieno dal ventre di Kane (John Hurt)

Domani tornate a trovarci per la ventiduesima puntata di Cinema ad effetto Alien-ati da Ridley Scott

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