Giffoni 2019, Sergio Pablos presenta Klaus, il primo film animato originale Netflix

Presente a Giffoni 2019 Sergio Pablos, il regista di Klaus, il primo film d'animazione originale di Netflix in arrivo il prossimo dicembre

Un tocco di spirito natalizio sul blue carpet di Giffoni Film Festival 2019 con Klaus, il grande evento Netflix di fine anno. A presentare il film, primo lungometraggio d’animazione originale Netflix, c’era il regista Sergio Pablos, veterano dell’industria del cinema con tanti anni di carriera in Disney, nonché creatore dell’amatissima saga di Cattivissimo Me, tuttora il franchise animato più di successo della storia. Dopo aver lasciato Hollywood, l’artista ha fondato nella sua Madrid, in Spagna, il proprio studio indipendente (SPA Studios), iniziando così a lavorare alla sua prima opera da regista, ovvero Klaus. Il film è approdato poi sul grande colosso dello streaming, dove verrà reso disponibile per tutte le famiglie a dicembre 2019. Leggete qui sotto la nostra intervista per Giffoni 2019 Sergio Pablos. 

Ciao Sergio! Per te è la prima esperienza a Giffoni. Come ti è sembrato il festival?

«È stato fantastico! Sono rimasto sorpreso da quanti bambini c’erano in quella stanza! Abbiamo portato il film in tanti festival dell’animazione, ma con il pubblico dei fan adulti è facile perché questo è proprio il film che vogliono vedere, dato che si tratta del grande ritorno dell’animazione tradizionale che i fan attendono da molto. Ai bambini invece la questione della tecnica non interessa affatto: loro ti dicono la loro opinione senza alcun filtro!».

E pensi che il pubblico di Giffoni abbia gradito?

«Mi è parso di sì! Mi hanno detto che molti bambini dicevano di voler vedere il film per intero, quindi è un buon segno. Ma d’altra parte la proiezione non è stata facile perché le clip erano in inglese e ho dovuto spiegare tutto ciò che succedeva. Speriamo che gli sia piaciuto!».

Klaus sarà il primo film animato originale di Netflix, ma tu stavi cercando di realizzarlo ormai da molti anni. Come sei arrivato a lavorare con questo partner?

«Quando abbiamo capito di avere una storia forte che poteva diventare un film, abbiamo provato a vendere l’idea a tanti studi diversi. Purtroppo abbiamo scoperto che ciò che credevamo un punto di forza del film, cioè che fosse una storia di Natale, era in realtà uno svantaggio, perché nessuno studio voleva produrre un film che avrebbe dovuto scontrarsi al botteghino con titoli come Frozen 2 o Star Wars. All’epoca Netflix ci ha detto di no due volte perché non era ancora interessato a produrre film d’animazione. La terza volta invece ci hanno detto che cercavano un film di Natale e che avrebbero fatto un’eccezione anche se il nostro era animato. Ora invece hanno un intero programma di film animati per famiglie in arrivo, dunque Klaus farà da apripista per tanti progetti entusiasmanti».

Il film racconterà le origini di Babbo Natale. Messa così sembra una storia che abbiamo già ascoltato più volte: cosa rende Klaus speciale?

«Ho provato a trovare l’ironia, lo humor e il cuore nella storia di Babbo Natale, altrimenti saremmo ricaduti in cliché già visti. Come rendere questa storia interessante? Innanzitutto non rendendo Klaus il personaggio principale. Poi, sappiamo che Babbo Natale è un simbolo di altruismo e generosità, perciò perché non rendere il protagonista sostanzialmente un grandissimo antipatico che deve imparare quei valori? L’ironia quindi è che un personaggio così positivo come Babbo Natale nasca da un protagonista arrogante come Jesper, che non è altri che un postino. Mentre il cuore si trova nel fatto che Jesper cambia e matura e allo stesso tempo si evolve con lui anche la piccola città in cui si trova».

Klaus segna anche il ritorno dell’animazione a mano, ma con tante novità…

«Esatto. Sono 10 anni che non viene prodotto un film d’animazione 2D con un grande budget, perciò mi sono detto: ricominciamo da dove eravamo. Se non avessimo inventato la CGI ora come sarebbe il 2D? In particolare abbiamo lavorato sulla luce e l’illuminazione, perché ci siamo resi conto che con la tecnologia che possediamo oggi potevamo regalare ai disegni in due dimensioni volume e tridimensionalità. La cosa più interessante è che, dato che non volevamo cambiare la natura dell’animazione a mano, abbiamo creato nuovi software che potessero essere utilizzati dagli animatori, niente di automatico o computerizzato. Sostanzialmente è un software che permette di dipingere il colore e la luce in movimento ed è fantastico perché dato che è manovrato direttamente dall’artista, nessuna scena è illuminata allo stesso modo. Questo per me era importante, perché una delle cose che preferisco dell’animazione tradizionale è che non è perfetta, ma ci sono delle caratteristiche dovute alla mano e allo stile del disegnatore che diventano subito un marchio di fabbrica. Noi abbiamo fatto lo stesso con la luce».

Quali sono i valori che i bambini potranno imparare dal film?

«Il cuore della storia, che è anche lo slogan che useremo per pubblicizzare il film, è che un vero atto di generosità disinteressata può ispirare gli altri. Ovvero: se fai un atto di gentilezza ne genererai un altro ancora, e così via a catena. Questa è la lezione che il protagonista Jesper impara nel film, e che speriamo di trasmettere anche al pubblico. In un certo senso è una sorta di moderno A Christmas Carol, con un personaggio inizialmente arrogante che rimanendo invischiato nella leggenda del Natale impara un’importante lezione sulla condivisione».

Foto: Courtesy of Giffoni Film Festival 

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