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Cannes 2012, Kiarostami e il suo esercizio di stile Like Someone in Love. La recensione.

Il film ambientato a Tokyo narra il casuale triangolo tra una giovane escort, un professore che la protegge e il suo fidanzato

Cannes 2012, Kiarostami e il suo esercizio di stile Like Someone in Love. La recensione.

Il film ambientato a Tokyo narra il casuale triangolo tra una giovane escort, un professore che la protegge e il suo fidanzato

Non stupisce ritrovare nel cartellone di Cannes l’ultimo film del Maestro del cinema iraniano Abbas Kiarostami, che nel 1997 vinse la Palma d’Oro con Il sapore della ciliegia. Non stupisce poi trovarlo qui nell’anno del Signore in cui Nanni Moretti, suo grandissimo estimatore, ne e’ presidente di giuria. Nonostante le altissime credenziali e l’eleganza del suo Like Someone in Love, lascia perplessi la presenza nella sezione competitiva di questa piccola opera, ma si sa che Cannes ama omaggiare le sue icone.
Il film e’ ambientato nella Tokyo contemporanea, con quel mix tipico del Sol Levante di nonnine in kymono affezionate tanto alla tradizione quanto a nipotine con troppi grilli per la testa, manifesti al neon e locali alla moda.
Che la quantita’ di studentesse universitarie disposte a prestare il proprio corpo a signori benestanti in cambio di favori in denaro e regali sia in costante aumento nelle metropoli, a est come a Ovest, e’ un dato statistico ben noto. Tanto piu’ in una metropoli come Tokyo, raccontata da Kiarostami senza mostrarne tracce post-tsunami o da ricostruzione, ma che rimane piuttosto ai margini nella storia della giovanissima escort Akiko, che nel giorno in cui la nonna giunge dalla campagna a Tokyo per passare la giornata con lei si fa ugualmente convincere dal suo protettore a trascorrere la notte con un anziano professore in pensione, la cui attivita’ principale e’ quella di scrittore e traduttore.
Akiko, nonostante l’attivita’ clandestina,  e’ fidanzata con un meccanico proprietario di un piccolo garage con cui litiga sempre a causa delle troppe bugie della ragazza. L’anziano professore, pur non avendo ottenuto nulla da lei, si comporta come se ci fosse una relazione d’affetto tra loro, come se se ne fosse invaghito e sviluppando verso di lei uno spirito protettivo molto forte.
Un piccolo film, scandito da lunghi monologhi (divertente e amaro allo stesso tempo quello della zitella vicina di casa del professore) che non si direbbe mai siglato dall’autore di una cultura cosi’ distante da quella nipponica, sottolineando, se ce ne fosse ancora bisogno, la perizia del Maestro iraniano.
Kiarostami tratteggia un piccolo dramma da camera che attraverso la confusione e l’obnubilamento dei suoi protagonisti (affetti da colpi di sonno improvvisi) tratteggia uno stordimento sociale piu’ amplificato, in cui si sono perse le coordinate morali e ciascuno segue le sue urgenze primarie senza riuscire a porvi un freno: Akiko sente la vergogna per il suo secondo lavoro (bellissima la scena dei tre giri della rotonda al centro del quale la nonna la attende speranzosa da tutto il giorno) ma non vuole rinunciare alle sue comodita’, il vecchio professore pur di dimenticare la propria solitudine si fa accecare dalla ragazza, mentre il ragazzo rincorre le illusioni di una famiglia e dell’anima gemella dietro alla donna sbagliata.
Un elegante bozzetto, ma da  appendere in corridoio piuttosto che in sala.

VOTO: 2/5

 

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