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Song of the Sea, la nostra recensione del meraviglioso cartoon irlandese

Al cinema per tre giorni (23, 24, 25 giugno), il film di Tomm Moore è una favola animata in cui i protagonisti sono due bambini

Song of the Sea, la nostra recensione del meraviglioso cartoon irlandese

Al cinema per tre giorni (23, 24, 25 giugno), il film di Tomm Moore è una favola animata in cui i protagonisti sono due bambini

Non è la prima volta che Tomm Moore, regista irlandese, classe ’77, si fa notare. Song of the Sea è arrivato dopo sei anni dall’uscita al cinema di The Secret of Kells; si è conquistato una nomination agli Oscar (battuto, ingiustamente, da Big Hero 6) e in breve tempo è diventato un piccolo cult tra gli appassionati del genere animato. È la storia di due bambini, Ben e Saoirse, e di un mondo magico popolato da giganti, streghe e folletti.

La tecnica di animazione utilizzata è una via di mezzo: bi e tridimensionale, a mano, colorata, classica e, contemporaneamente, innovativa. Le musiche di Bruno Coulais e di Kila riescono a ricreare in poche note la giusta atmosfera: gaelico misto a inglese, le onde del mare, il suono di una conchiglia e la voce bassa, morbida, dei bambini. È tutto così, Song of the Sea: è un film d’animazione raro, imperdibile, in cui la favola diventa la (giusta) metafora per la crescita di un bambino. Ci sono richiami alla mitologia nordica, ai mostri e alle leggende, c’è un simbolismo fitto e quasi oscuro, e una narrazione costruita a regola, delicatamente, dall’inizio alla fine. Anche se in modo molto vago, Song of the Sea ricorda – per la bellezza del tratto e della colorazione – le Storie della mia Infanzia di Mikhail Baryshnikov, una serie animata di fiabe russe. La tradizione occidentale (leggi Pixar, Disney e DreamWorks) o quella orientale (Studio Ghibli), qui, sono in secondo piano: Moore e il suo team di animatori, Fabian Erlinghauser e Frederik Villumsen, creano qualcosa di totalmente nuovo. Due mondi, il nostro e quello fantastico, che si sovrappongono a tratti, con volti, voci e personaggi che si assomigliano e che ricoprono, più o meno, gli stessi ruoli (un esempio su tutti: la nonna di Ben e Saoirse, che è anche la strega Macha).

Ben dovrà affrontare le sue (prime) responsabilità: come fratello maggiore, innanzitutto; ma pure come uomo. Partirà per salvare sua sorella e per dare finalmente pace al padre. Nel suo viaggio, incontrerà creature misteriose, molte dimenticate; sarà il salvatore di una strega – che per non soffrire, ha deciso di privarsi di tutti i sentimenti – e l’eroe di due mondi: quello umano e quello fantastico. Dovrà trovare il coraggio di affrontare sfide impossibili e dovrà cercare dentro di sé la forza necessaria per fare la cosa giusta (come per esempio buttarsi a capofitto in un pozzo profondo, lui che ha una paura tremenda dell’acqua).

A due anni di distanza dagli Oscar, Song of the Sea, tradotto in italiano La canzone del mare, arriva anche nei nostri cinema per tre giorni (23, 24, 25 giugno), distribuito dalla Bolero film: un’occasione assolutamente da non perdere, siate oppure no amanti del genere.

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