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Exodus – Dei e Re: la recensione di Jack7

Exodus – Dei e Re: la recensione di Jack7

EXODUS

Prendete una storia del passato, aggiungete milioni di comparse ed effetti speciali e otterrete un film di Ridley Scott. Il regista americano non è nuovo a grandi kolossal e dopo “Il Gladiatore” e “Le Crociate”, questa volta attinge direttamente dalla Bibbia e ci porta nel lontano Egitto di Mosè e degli schiavi ebrei. Solo che stavolta, al contrario dei precedenti successi cinematografici, il risultato non è quello sperato. Complice un’ambientazione troppo costruita e un’interpretazione decisamente troppo libera, il film risulta essere sempre più deludente mano a mano che le scene scorrono sullo schermo. L’inizio tuttavia è molto promettente. Mosè e Ramses sono i due figli del Faraone, perennemente in competizione tra loro ma allo stesso tempo uniti da un legame inossidabile, profondamente diversi, non solo nell’aspetto e nell’abbigliamento, ma anche per il modo di saper portare a termine i compiti che il Faraone affida loro. Il motivo di tale differenza sopraggiunge durante l’incontro con alcuni schiavi ebrei durante una sua visita a una miniera. E’ il punto di svolta della storia e purtroppo anche del film. Mosè, scoperta la sua vera natura, è costretto a fuggire dall’ Egitto, e dopo molti anni il volere di Dio, incontrato sul monte Oreb, lo ricondurrà nella terra delle piramidi per liberare il suo popolo. Se però nella prima parte la storia era stata convincente e la prova dei due attori (Christian Bale e Joel Edgerton) era stata sicuramente ispirata, nella seconda parte sorgono contraddizioni e lacune nel plot e il carisma degli interpreti viene oscurato dall’ingente uso di effetti speciali. Se eravate abituati a un Mosè riflessivo, pacato, subordinato al volere di Dio, qui non troverete niente di più diverso. Il personaggio biblico interpretato da Christian Bale (per altro non molto convincente nelle vesti di profeta) è un uomo combattivo, inizialmente scettico verso la religione e sfrontato. Una sorta di generale che insegna al suo esercito tutte le tecniche della guerriglia. Contrariamente a quanto succedeva nell’antichità, non ha paura di rivolgersi in modo diretto verso Dio, talvolta opponendosi alla Sua volontà. Un Dio che ha le sembianze di un bambino, un ragazzo che non esita a pronunciare minacce di morte verso i suoi nemici. Una mossa non troppo azzeccata, considerando i tempi che corrono.
Tra grandiose scenografie e terribili piaghe che sconvolgono il Paese del Faraone, per altro le uniche due cose che salvano il film, il Mosè di Ridley Scott viene svuotato di ogni aura divina, viene ridotto a uomo testardo e combattivo, un moderno eroe solitario. Così come “Noah” di Darren Aronofsky, un altro brano della Bibbia rivisitato in chiave fantasy, moderna, sicuramente non convenzionale.

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