Solo nove anni fa (ahimè!), il Festival di Cannes è stato il primo a soccombere ai motori rombanti di Mad Max: Fury road. L’epopea post-apocalittica di George Miller ci travolse, ci fece perdere la testa e mandò in frantumi la nostra idea di blockbuster fino a quel momento. L’australiano aveva creato un film in cui ogni granello di sabbia e grammo di polvere era così reale da lasciare senza fiato. La vendetta di Furiosa (interpretata da un’immensa Charlize Theron) è sembrata autentica e dura quanto lo sono state le riprese.
Nonostante il fatto che il passato di Furiosa fosse già scritto all’epoca (la stessa Theron ha chiesto a Miller perché non avessero girato il film prima di Fury Road) e che il successo di Fury Road non fosse solo di critica ma anche di botteghino, il regista ha impiegato quasi un decennio per far uscire Furiosa: From the Mad Max Saga e lo ha fatto di nuovo a Cannes con aspettative alle stelle. Nuvole grigie che si sono tinte dell’arancione soffocante di questo prequel, in grado di ottenere un’altra accoglienza euforica alla prima proiezione ufficiale, con sei minuti di applausi per il team di star presenti.
Le riprese del precedente si sono trasformate in un incubo nel deserto africano e, nonostante il risultato spettacolare, Miller ha imparato la lezione: non ne vale la pena. Per Furiosa è rimasto nel suo paese e gli effetti digitali acquistano peso, il che toglie quell’autenticità tanto decantata. Non c’è la stessa sorpresa per quell’universo di auto e veicoli mostruosi, e anche se si rimedia con immaginazione e mostri motorizzati ancora una volta strabilianti, arriva un momento in cui forse quello che vediamo non basta per continuare a farci vibrare.
Furiosa è la storia delle origini della protagonista, quella donna eroica, dura e militante che ha salvato le vestali dalle mani di Immortan Joe. Qui la incontriamo da bambina, quando viene rapita dai selvaggi motociclisti di Dementus (un brillante e ficcante Chris Hemsworth), strappata dal suo paradiso, un luogo di abbondanza custodito con assoluta segretezza per non essere massacrati dalle bestie (sempre uomini) che hanno già distrutto il resto del mondo. Passano gli anni e la ragazza Furiosa si trasforma in un’intelligente adolescente (interpretata da Anya Taylor-Joy) che non smette di pensare al suo piano di fuga, al ritorno al paradiso. In questo piano si incrociano personaggi del film precedente e nuovi (come quello interpretato dal bravissimo Tom Burke): non ci sono molte altre donne, ovviamente, perché il film che abbiamo già visto parla di loro, ma sappiamo che sono le uniche che possono salvare il mondo perché hanno le loro stesse capacità e abilità, ma la loro empatia e il loro cuore sono maggiori.
Furiosa parla di un mondo dominato dagli uomini in cui ci sono sempre state, ci sono e ci saranno sempre guerre. In cui, finché l’odio la farà da padrone, non ci sarà soluzione possibile. In cui la mancanza di risorse sembra importare molto poco ad alcuni. Alcuni sono morti, pochi combattono.
Il motore di Furiosa parte a mille, con quel suono che fa rimbombare la poltrona, e tiene il pedale dell’acceleratore premuto, anche se a un certo punto si strozza un po’ ma riesce comunque a lasciare una scena o due che restano impresse per la loro violenza… per concludersi poi in crescendo finale. Aiutano molto Chris Hemsworth e il suo personaggio, il cui nome gli si addice (anche al suo naso). La follia assoluta in cui viene riletto quel passato, però, finisce per sbandare. Proprio come questo mondo.
di Irene Crespo