Django Unchained: Spike Lee attacca Tarantino, Antoine Fuqua lo difende

Il regista di Training Day ha stigmatizzato le dichiarazioni del collega, che aveva in pratica accusato Quentin di superficialità nel trattare il tema della schiavitù

Riassunto delle puntate precedenti. Poco prima di Natale Spike Lee aveva dichiarato in un’intervista che non avrebbe visto Django Unchained, il nuovo film di Quentin Tarantino. E aveva successivamente spiegato con questo tweet il perché: “American Slavery Was Not A Sergio Leone Spaghetti Western. It Was A Holocaust. My Ancestors Are Slaves. Stolen From Africa. I Will Honor Them.” Ovvero: “La schiavitù non è stata un film di Sergio Leone. È stata un Olocausto. I miei antenati erano schiavi, rapiti dall’Africa. E io li onorerò.

Parole molto dure alle quali ha risposto ora a distanza un altro regista di colore, Antoine Fuqua (Training Day), presente al Festival Capri, Hollywood per parlare del suo nuovo film Olympus Has Fallen. Interrogato a riguardo, Fuqua – pur non avendo a sua volta ancora visto il film – ha dichiarato: «Tarantino non ha un solo osso razzista in tutto il suo corpo. Non ci si comporta così (riferendosi a Spike Lee, NdR): se non sei d’accordo con il modo in cui un collega fa qualcosa, lo inviti a bere un caffè e ne parli con lui, non fai una dichiarazone pubblica

E ha aggiunto: «Ci si aspetta di trovare un certo realismo nei film, e se parliamo di uno che è ambientato nel 1850 finiremo per sentire la parola “nigger”, perché è quella che veniva usata. E finiremo per discutere di schiavitù, perché era parte della realtà. Voglio che i miei figli sentano quelle parole nel giusto contesto, così che capiscano che quel linguaggio non è ok.»

 

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