telegram

Millennium – Uomini che Odiano le Donne

David Fincher vola a Stoccolma per raccontare la storia di Lisbeth Salander, hacker sociopatica coinvolta insieme al giornalista Mikael Blomqvist in un’inchiesta che li porterà a scavare nei meandri più bui della società svedese. Tra stupri, corruzione e razzismo, un giallo 2.0 con protagonista assoluta un’irriconoscibile Rooney Mara

Freddo fuori, freddo nel cuore: ecco, in cinque parole, Uomini che odiano le donne. Il thriller svedese firmato Stieg Larsson, che scosse il mondo intero quando fu pubblicato (postumo) nel 2005 e che già Niels Arden Oplev aveva portato sul grande schermo nel 2009, è una storia di inverni, reali e metaforici. Quello di Stoccolma, che batte la capitale svedese con la ferocia di una vendetta e dipinge la cam- pagna di un bianco immacolato. Quello di Henrik Vanger (Christopher Plummer, il Parnassus di Terry Gilliam), magnate dell’industria svedese con il gelo nel cuore da quando, quarant’anni prima, l’adorata nipote Harriet è stata assassinata da uno sconosciuto. E quello che alberga nel cuore di Lisbeth Salander, scricciolo punk che parla con i computer ma non vuole rivolgere la parola agli esseri umani, vittima di abusi, ricatti e violenze, fredda come il ghiaccio ma con un fuoco inestinguibile che cova sotto le braci. E quando Hollywood ha deciso che era giunto il momento di portare oltreoceano questa vicenda, c’era solo un cantore in grado di narrarla come meritava: David Fincher, vate del thriller moderno, talento della regia, “control freak” ossessionato dai dettagli come la sua Lisbeth e come lei a suo agio in vicende di abusi e perversione. Perché Uomini che odiano le donne è soprattutto questo: una “history of violence” che travolge più che coinvolgere i suoi protagonisti. Dal fascinoso giornalista Mikael Blomqvist (l’“inglese dagli occhi di ghiaccio” Daniel Craig), trascinato in una vicenda più grande di lui nel tentativo di salvare la sua rivista Millennium, alla sua collega e amante Erika Berger (Robin Wright), la ricerca della scomparsa Harriet e degli oscuri segreti della famiglia Vanger non fa prigionieri, e tra indizi nascosti e mezze verità rapisce come il miglior giallo di Agatha Christie. Riveduto e corretto per il nuovo millennio, però: perché Lisbeth (Rooney Mara), protagonista assoluta della storia, è sì una ragazzina indifesa e vittima di abusi, ma e anche intelligente, metodica e talmente a suo agio tra dati e connessioni da sembrare la versione umana di Google. Un modello di eroina 2.0, una donna forte destinata a marchiare un segno indelebile nel nostro immaginario. E a lasciarci con il fiato sospeso in attesa dei prossimi due capitoli della trilogia.

dal 3 febbraio

(The Girl With the Dragon Tattoo, Usa/Svezia 2011)
Regia: David Fincher
Interpreti: Rooney Mara, Daniel Craig, Christopher Plummer, Robin Wright
Trama: Mikael Blomqkvist, giornalista d’assalto, indaga sulla scomparsa di Harriet Vanger, aiutato da una hacker sociopatica di nome Lisbeth. La loro ricerca li porterà a scoprire segreti sconvolgenti..
Genere: thriller
Durata: 158′

Da vedere perché: è uno dei thriller di maggior successo degli ultimi decenni, portato su schermo da un maestro del genere.

La scheda del film è pubblicata su Best Movie di febbraio a pag. 88

© RIPRODUZIONE RISERVATA