telegram

«Vedere Han Solo sul set era surreale!» Intervista a J.J. Abrams

Il regista ripercorre le emozioni della lavorazione di Star Wars: Il Risveglio della Forza. E dice: «È stata una battaglia tra il regista e il fan undicenne che è in me»

31 ottobre 2015 Harrison Ford è stato ospite del Jimmy Kimmel Live! e – vestito da hot-dog per Halloween… – ha parlato del settimo episodio di Star Wars, Il Risveglio della Forza. «Tanti anni fa chiesi a George Lucas di uccidere Han Solo: non volevo lasciarlo lì, nel limbo. Lui non lo fece, e ora ne sono contento».  Il merito di questa contentezza va naturalmente a J.J. Abrams, ormai specialista nell’aggiornare saghe storiche ai tempi che corrono (vedi anche il lavoro fatto su Star Trek), il tutto senza deludere né i fan della prima ora, né i nuovi adepti.
Abbiamo intervistato J.J. qualche giorno prima della dichiarazione di Ford, mentre era nel pieno della post-produzione dell’Episodio VII. «Stiamo montando, abbiamo quasi finito. Gli ultimi giorni sono sempre frenetici». Abrams aveva solo 11 anni quando uscì il primo capitolo della saga che cambiò la storia del cinema e mise le basi per la fortuna di George Lucas: «Scappai di casa per andare a vederlo. Misi il cuscino di traverso nel letto, così sembrava fossi sotto le coperte, e uscii dalla finestra. Non me ne sono mai pentito».

Best Movie: Come si gestisce la responsabilità di una tale eredità?
J.J. Abrams: «Ne sono tutt’ora spaventato quando ci penso nella maniera sbagliata, e cioè quando mi concentro sul livello di aspettative dei fan. Cerco di non guardare l’intera montagna, ma ogni singolo passo del sentiero che porta alla vetta».

BM: George Lucas una volta disse di non riuscire a spiegarsi il perché di questo enorme successo. Tu che idea ti sei fatto?
JJA: «Guerre Stellari arrivò in un momento di grande cinismo. Erano gli anni ’70, un momento buio della società e del cinema, con l’America che usciva da un paio di guerre molto dolorose. Star Wars aveva un grande cuore, senso dell’avventura e dell’estetica, umorismo… Ma soprattutto, conteneva un messaggio di speranza. Andare al cinema e farsi trasportare da una storia che ti ricordava che il male può essere sconfitto e che l’amicizia può essere forgiata, fece la differenza».

BM: Allora è il momento perfetto per riportare al cinema quella storia, i tempi non sono certo migliori di allora. Pensi che questo film, oggi, avrà la stessa funzione?
JJA: «Mi piacerebbe. Quello che rende tutta la saga così potente, oltre al messaggio di speranza, è l’idea che ogni uomo abbia potenzialità straordinarie. È un messaggio ottimista, e mi piacerebbe che potesse aiutare oggi come allora».

BM: È stato difficile mettere insieme la vecchia guardia con le nuove leve, Harrison Ford con John Boyega, Carrie Fisher con Daisy Ridley?
JJA: «No. Sin dall’inizio era la storia che volevamo raccontare. Il problema non è mai stato mettere insieme cose differenti in una stessa scatola, ma al massimo riempire il vuoto fra la vecchia storia e la nuova».

BM: Dimmi la verità: un fan come te, quanta nostalgia ha provato nel vedere Han Solo sul set?
JJA: «Più che nostalgica, ho trovato la cosa surreale. Io conosco quei personaggi molto bene, da quando ero un bambino. Sono miei amici. E così essere sul set con Harrison Ford vestito da Han Solo e dare ordini a C-3PO è stato davvero tanto, tanto strano. Ma sapevo che era necessario cercare di allontanare quel senso d’irrealtà, altrimenti sarebbe diventato difficile portare avanti il lavoro».

Leggi l’intervista completa su Best Movie di dicembre, in edicola dal 25 novembre

Quali sono i vostri ricordi più belli di Star Wars? I nostri li abbiamo raccolti nello speciale Star Wars Memories, sei video tematici in cui vi raccontiamo ciò che ci lega di più alla saga sci-fi. Li trovate nella playlist di seguito (per vederli uno ad uno cliccate qui)

Foto: Getty

© RIPRODUZIONE RISERVATA