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American Sniper: la recensione di Dolby MOVIE 5.1

American Sniper: la recensione di Dolby MOVIE 5.1

L’ultima fatica di Clint Eastwood alla regia, certo non nuovo alle tematiche belliche, narra la vita di Chris Kyle, cecchino dei Navy Seals passato alla storia come il ‘Diavolo di Ramadi’ per l’impressionante numero di colpi portati a segno: 160 nemici abbattuti – solo quelli certificati -.

Eastwood confeziona una regia asciutta e funzionale, priva di guizzi ma con momenti d’azione serrata ( vedasi la sparatoria nella tempesta di sabbia ); il senso di machismo e patriottismo monodimensionale in cui molte pellicole americane sconfinano quando si parla di guerra e del ‘più bel Paese al mondo’ è sì presente, ma ben bilanciato dal lato umano di chi, la guerra, se la porta dentro anche quando torna a casa.

Non ci sono esaltazioni, sebbene all’apparenza sembri il contrario: l’addestramento dei SEALS è davvero così duro, con la Hell Week in cui i test fisici si protraggono ininterrottamente, con al massimo una manciata di ore di sonno in
tutta la settimana; il suo team portava davvero l’effige del Punitore; non vedrete nessuno masticare Diazepam come se fosse chewing-gum, bensì il pisciarsi addosso come conseguenza naturale dello dover star appostati per decine di ore consecutive.

Non siamo di fronte ad Act of Valor, che era praticamente un videoclip propagandistico con intermezzi à la Call of Duty: le scelte di Chris sono sì mosse da un senso di giustizia e amore per la propria nazione da vero supereroe (emblematica la moglie che gli chiederà di ‘tornare umano’), ma egli risulterà ferito dentro esattamente quanto lo sono i suoi commilitoni menomati da proiettili ed esplosioni. E’ impossibile staccare, essere ‘fuori dalla guerra’ per lui, che sentirà la sua missione incompiuta per il solo fatto di essere al sicuro, quando là fuori degli Americani muoiono per la patria.

Una fine beffarda, proprio perché vera, proprio quando sembrava aver vinto il suo sgretolamento umano e mentale, sarà la summa delle ideologie di Eastwood verso la guerra; fine che non può che lasciarci fuori campo, ma con intatta inquietudine.

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