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Zootropolis: la recensione di Karin Ebnet

Zootropolis: la recensione di Karin Ebnet

Dopo Frozen e Big Hero 6, Disney porta al cinema un altro originalissimo film, Zootropolis, ovvero un’enorme metropoli abitata da animali antropomorfi. Qui gli uomini non sono mai esistiti e i mammiferi, prede e predatori, hanno imparato a convivere civilmente superando le differenze e gli istinti primordiali. È in questo scenario che conosciamo Judy Hopps, una coniglietta proveniente da una famiglia numerosissima (ha più di duecento fratelli), che non subisce il destino di diventare una contadina come i suoi simili e lotta per realizzare il suo sogno da bambina, ovvero essere la prima poliziotta “in miniatura” in una società in cui il ruolo delle forze dell’ordine è in mano agli animali più forti (leoni, rinoceronti, tigri, bufali, elefanti, ecc). Entrare in polizia però risulta molto più facile che non venire accettata dai suoi colleghi. Per farlo dovrà risolvere il caso di una lontra scomparsa e avrà soltanto 48 ore per riuscirci. Ad aiutarla, anche se malvolentieri, la furba volpe Nick Wilde. Ma il caso si rivelerà molto più complesso del previsto…

Sin dall’idea originale, utilizzare due nemici giurati in natura come protagonisti di un buddy cop movie (i film con protagonisti una coppi di poliziotti), emerge tutta la genialità dei Disney Animation Studios, che rispondono con un poker d’assi al recente e meraviglioso Inside Out della Pixar. La trama, che immerge i piccoli spettatori in atmosfere noir degne dei migliori classici di genere (finora ci aveva provato con risultati più evanescenti soltanto Basil l’Investigatopo), segue infatti le avventure metropolitane dei due protagonisti attraverso tutti i quartieri di Zootropolis per cercare di scoprire il mistero che avvolge alcune sospette sparizioni di animali. Tutti predatori (e non è un caso). La storia è in realtà un indovinato pretesto per parlare ai più piccoli di tematiche importanti come il bullismo (vedi il comportamento del capo della polizia), la discriminazione razziale e l’integrazione. Oltre, al più scontato motto Disney che ricorre ormai come un mantra in ogni film: «Se puoi sognarlo, puoi farlo».

La ricchezza del film si mostra anche nella sua doppia anima: noir e commedia. Se da un lato le indagini tengono col fiato sospeso, dall’altra sarà impossibile non ridere alle numerose battute e gag di cui il film è impreziosito. Una su tutte quella in cui i bradipi sono stati immaginati come perfette riproduzioni dei dipendenti pubblici di una motorizzazione civile, con esiti a dir poco esilaranti. Non mancano nemmeno indovinate citazioni a grandi film come Scarface o Il padrino, con la scena del primo incontro tra Judy, Nick e Mr. Big, il boss della malavita, che è da applausi a scena aperta.

E questo porta inevitabilmente a parlare dell’animazione dei personaggi, di prima grandezza. Grazie a una ricerca certosina degli animatori – che hanno trascorso mesi a studiare movenze, abitudini e dimensioni di oltre 50 specie di mammiferi – tutti gli animali di Zootropolis sono delle perfette copie animate dei rispettivi in natura, di cui riprendono caratteristiche tipiche e peculiarità, ma con l’aggiunta di quel tocco disneyano che li rende adorabilmente vivi e umani.

E la stessa città è una protagonista del film, studiata fin nei minimi particolari per adattarsi alle esigenze di tutti i tipi di animali, siano i più piccoli toporagni o i più giganteschi elefanti. Divisa in quartieri che mantengono intatto l’ambiente naturale di ciascuna specie (ghiacci, deserto, foresta pluviale, ecc) è un ricchissimo ecosistema che evidenzia le diversità e incoraggia la convivenza tra razze differenti. Un mondo in cui tutti vorrebbero vivere, anche se utopico, come sottolineato dal titolo americano del film: Zootopia.

Un mondo che tra l’altro è più realistico che mai, innanzitutto per le innovative tecniche sviluppate appositamente per il film, che riescono a far percepire allo spettatore la folata di vento tra le foglie o sul pelo degli animali, reso ancora più dettagliato e “consistente al tatto“ grazie a un incredibile studio sull’illuminazione. E in secondo luogo per la moltitudine di citazioni alla nostra vita quotidiana con i telefonini simil Apple, con la carota mordicchiata al posto della mela, con i poster che rimandano a film recentemente in cartellone fino al riferimento al servizio di trasporto taxi Uber. E non manca neppure Shakira, in pelo e pailettes nei panni della diva Gazelle, ma anche autrice dell’unica canzone del film, Try Everything, un brano che potrebbe doppiare il successo di Let it Go.

Unico difetto che si potrebbe trovare alla pellicola è il finale un po’ troppo frettoloso, in cui la spiegazione del mistero (e la morale, ovvero che nessuno nasce cattivo ma sceglie di diventarlo ) viene servita con un colpo di scena un po’ scontato, pecca questa più che perdonabile all’interno di un quadro così variegato e intrigante.

Leggi la trama e guarda il trailer

Mi piace: l’animazione curata dei personaggi, in particolare la fluidità dei movimenti. È il primo noir d’animazione della Disney.

Non mi piace: il finale frettoloso che risolve la trama mistery in modo troppo semplicistico.

Consigliato a chi: è in cerca di un fil’d’animazione fuori dai canoni e a chi, guardando il trailer, ha realizzato di non poter fare a meno di Flash, il bradipo…

VOTO: 5/5

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