The Pale Blue Eye: di pallido qui c’è solo l’entusiasmo. La recensione del nuovo film di Scott Cooper

Scott Cooper torna a far coppia con Christian Bale per un noir cupissimo in cui trova spazio anche Edgar Allan Poe, ma non basta

the pale blue eye
PANORAMICA
Regia (3)
Sceneggiatura (2)
Interpretazioni (3.5)
Fotografia (3)
Montaggio (2)
Colonna sonora (2.5)

A cinque anni di distanza da Hostiles, Scott Cooper torna a far coppia con Christian Bale per adattare l’omonimo romanzo del 2006 scritto da Louis BayardThe Pale Blue Eye. Un nuovo viaggio alle radici del Mito americano e del mystery thriller alla Edgar Allan Poe, in questo caso letteralmente protagonista sulla scena.

La storia ruota attorno ad un misterioso omicidio avvenuto all’Accademia Militare di West Point, nello Stato di New York: un giovane cadetto è stato trovato impiccato ad un albero, ma a far rabbrividire è il fatto che qualcuno gli abbia strappato il cuore. L’anno è il 1830 e a investigare viene chiamato un burbero ma veterano detective, Augustus Landor – Bale, che con Cooper ha girato anche Out of the Furnace nel 2013. Ad aiutarlo nell’indagine, che prende pieghe sempre più oscure con l’avanzare degli indizi, c’è un altro studente dell’Accademia: Edgar Allan Poe, interpretato dallo spigoloso Harry Melling (che molti ricorderanno come Dudley Dursley nella saga di Harry Potter).

Cooper confeziona così un buddy movie a forti tinte noir e con un taglio imprevedibile: un mistero alla Edgar Allan Poe in tutti i sensi, considerando i risvolti macabri ed esoterici che prende l’azione. Nella consueta maniera atipica tanto cara al regista, restio a dare punti di riferimento quando approccia generi consolidati, The Pale Blue Eye mescola insieme elementi crime e noir e punta a reinterpretare il racconto gotico, del detective analitico che si imbatte in qualcosa in grado all’apparenza di sfuggire al suo metodo.

L’approccio ricorda quanto fatto da Scott Cooper con il magnifico Crazy Heart, Black Mass o con lo stesso Hostiles: che sia la storia di un cantante country, di un gangster o di un cowboy, scardina i modelli di riferimento per affondare le mani nella psicologia e nel tragico dei singoli personaggi, trovando nuove espressioni e modi di intendere certe figure proprie del Mito americano. È così anche per l’Augustus Landor di Christian Bale, dietro alla cui vacuità di sguardo si nasconde il vero dramma.

Sulla carta, tutti questi elementi avrebbero potuto funzionare alla perfezione. The Pale Blue Eye tuttavia smarrisce spesso la strada, l’indagine cede la sua centralità all’approfondimento psicologico e ad una verbosità strettamente legata alla presenza in scena di una figura totemica per la letteratura americana come Edgar Allan Poe. Le due linee, quella thriller procedurale e quella gotica, corrono così come rette parallele che sembrano destinate a restare tali.

A turno, Landor e Poe si escludono dal racconto fino a quando, come da inevitabile canovaccio, le loro trame non sono gioco-forza obbligate a ritrovarsi in un colpo di scena finale che dovrebbe spingere ad una rilettura a posteriori in grado di lasciare a bocca aperta lo spettatore. Peccato però che a quel punto l’interesse sia già drasticamente scemato e la sensazione di vuoto abbia preso il sopravvento. 

Foto: Netflix

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