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Magic Mike XXL è desiderio allo stato puro. La recensione

Da domani in sala il secondo capitolo sugli stripper che hanno fatto impazzire le donne di tutto il mondo

Magic Mike XXL è desiderio allo stato puro. La recensione

Da domani in sala il secondo capitolo sugli stripper che hanno fatto impazzire le donne di tutto il mondo

Sono passati tre anni e la vita lontano dai night club, che Mike ha tanto faticato a guadagnarsi, non è esattamente come immaginava: la fidanzata l’ha lasciato, e col lavoro tarda a carburare. Così quando i vecchi amici – pronti per partire verso l’ultimo spettacolo (dopo che Dallas/Matthew McConaughey li ha abbandonati) – passano a salutarlo, Mike decide di accompagnarli e riassaporare la vita di un tempo.
La destinazione è Myrtle Beach, dove si tiene la convention annuale degli spogliarellisti (a quanto pare esiste). Ma si sa, quello che conta davvero è il viaggio, non la destinazione: è infatti a bordo del furgoncino dei gelati che dovrebbe portarli alla meta, tappa dopo tappa, che si giocano le dinamiche del film. Punteggiato da pit-stop in differenti sfumature di rosa (ogni tappa introduce un personaggio femminile: Amber Heard è la fotografa che fa battere il cuore a Mike, Jada Pinkett Smith un vecchio amore che ha fatto dello strip maschile più di un business, e Andie MacDowell una donna ricca e annoiata che risveglia “Birellone” Richie), Magic Mike XXL mantiene le promesse e garantisce due ore debordanti sotto ogni punto di vista.

Tutto è portato all’eccesso: i fisici scolpiti degli stripper, le coreografie hardcore, le battute a effetto, e perfino certi momenti di spiccio realismo. Il primo Magic Mike – ispirato alla vita del protagonista Channing Tatum – era in fondo niente più che l’ennesima declinazione del Sogno Americano: il ragazzo della working class che riesce a realizzare le proprie ambizioni. Nel secondo capitolo non c’è nulla di tutto questo. Grande spazio è lasciato alla performance, alle coreografie dei balletti, agli show teatrali, vero cuore del film. I protagonisti rimangono sullo sfondo, sono solo corpi funzionali allo spettacolo.
Scordatevi la morale, la retorica, il romanticismo. Quello che Gregory Jacob (da sempre secondo di Steven Soderbergh, che pare davvero deciso a lasciare la regia cinematografica) porta sul grande schermo è il racconto non edulcorato di notti piene di donne che pagano per essere lusingate, che si riversano in night club, pronte a sgolarsi e a lanciare banconote.
Pura bramosia, in azione.

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