Max Irons: «Chiedetemi tutto ma non di mio padre!»

Antisocial (solo su internet) Max ama la politica, i film sulla guerra fredda e i sottomarini, ma odia quando gli chiedono di papà Jeremy. Lo abbiamo intervistato in occasione del tour promozionale del film Posh in cui è coprotagonista insieme a Sam Claflin e Douglas Booth

Max Irons. Un cognome e una legacy difficile da gestire, guai però a chi gli chiede di papà Jeremy. Storce il naso, rotea gli occhi ma risponde comunque (sempre educatamente, in fondo papà lo ha mandato alla scuola privata e conosce bene le buone maniere). Se si sorvola sul nome d’arte invece gli occhi di Max si illuminano e rimane piacevolmente colpito quando gli vengono rivolte domande intelligenti e divertenti (perché nella vita si sa non bisogna mai prendersi troppo sul serio). Se non facesse l’attore sarebbe un perfetto oratore, o un avvocato, magari impegnato sul sociale. Lo abbiamo incontrato durante la promozione di Posh, film in cui interpreta un ricco novellino di Oxford di sani principi, che vengono però corrotti al suo ingresso nel Riot Club, un’élite composta dai miglior dieci studenti fra i più facoltosi dell’ateneo. Ecco cosa ci ha raccontato:

In una precedente intervista hai dichiarato che ti piacciono i sottomarini e gli aeri veloci. Alla luce di ciò, cosa faresti se non fossi un attore? 

«Volevo essere un pilota di caccia, ma poi ho capito che delle volte potresti dover uccidere delle persone in battaglia, e non ho mai voluto uccidere nessuno, quindi ho lasciato perdere e ora faccio l’attore. Poi i sottomarini sono molto noiosi. Perché mi piacciono? Adoro la loro meccanica, da quel punto di vista credo che siano fantastici!».

 Quali sono i punti di contatto con il tuo personaggio?

«La differenza sostanziale è che io non sono mai stato in nessun club, e mai nella vita vorrei farne parte. Come attore però devi cercare di attingere  senza giudicare in nessun modo. Da un certo punto di vista devi simpatizzare col personaggio che interpreti. Miles è un bravo ragazzo ma si lascia tentare dal club di persone importanti. Questo succede spesso nella vita, specialmente quando ti offrono le cose gratuitamente e tu non ti soffermi a farti domande».

Come scegli i tuoi progetti?
«All’inizio della mia carriera non avevo degli standard, in inglese esiste un’espressione che potrebbe essere tradotta come “chi mendica non può essere schizzinoso” però andando a guardare le carriere dei grandi, Philip Seymour Hoffman, Meryl Streep, Ellen Miller e altri, ti rendi conto che loro hanno gettato le  basi della proprio carriera con progetti validi e solidi, e per me questo è importante. Quando un ruolo è valido allora accetto di farlo».

Hai frequentato anche tu una scuola privata, hai mai avuto modo di osservare comportamenti simili a quelli del film?

«Ho frequentato una scuola privata liberale, con maschi e femmine, e non mi è mai capitato di incontrare persone simili ai personaggi di Posh, ringraziando Dio!».

C’è un regista con cui ti piacerebbe lavorare?

 «Se potessi tornare indietro nel tempo Stanley Kubrick, ma mi piacerebbe anche poter lavorare con Martin McDonagh».

Come spettatore che tipo di film ti piace vedere?

«I film sulla guerra fredda, quelli politici, film con sottomarini (ride), e tutti quelli dove la sceneggiatura è ben scritta ».

E un film del 2014 che ti ha particolarmente colpito?

«Her- Lei, lo hai visto? E’ davvero bellissimo, mi è piaciuto molto».

Siete in Italia grazie alla richiesta dei fan su Twitter ma tu non hai account sui social network, come mai?

« Mi piace la tecnologia ma non piace Facebook o Twitter, mi stressano le mail, mi stressa il telefono perché dovrei avere sei o sette sistemi di comunicazione simili? Voglio tenere la mia vita privata molto privata!».

 

Guarda la nostra esclusiva videointervista a Douglas Booth, Sam Clafin e Max Irons 

e leggi l’intervista a Sam Claflin e Douglas Booth

 

 

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