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American Sniper: la recensione di Roberto Laterza

American Sniper: la recensione di Roberto Laterza

Commentare l’ultima opera di Clint Eastwood, “American Sniper, nelle sale cinematografiche in questi giorni, non è un’impresa semplice.
Non è facile spiegare la filosofia che c’è dietro questo film e che sta raccogliendo pareri discordanti tra le file del pubblico e della critica.
La trama è piuttosto semplice: questo lungometraggio descrive la vera storia di Chris Kyle, interpretato da un bravissimo (ed identico) Bradley Cooper, considerato ancor oggi il cecchino più letale della storia militare americana, con più di 160 uccisioni confermate dal Pentagono.
L’aver ucciso 160 persone è motivo di vanto? No, per carità. O invece si?
Ecco dove si districa la difficoltà: nel spiegare qualcosa che forse non potremo mai capire.
Per molti aspetti il film è da considerarsi una totale “americanata”, o almeno per noi italiani, per noi europei. Invece, “l’ “americanata” in questione, per il popolo a stelle e strisce, è uno stile di vita, una vera e propria filosofia. E il film lo descrive perfettamente: il patriottismo, il voler spingersi in una guerra sanguinolenta per difendere la propria nazione, rischiare la propria vita per il proprio Paese, arrivare ad uccidere anche donne e bambini per raggiungere tale scopo. Filosofia che può essere considerata deplorevole, certo, ma a mio parere, il film non tende ad elogiare una simile ideologia, più che altro vuole descriverla e lo fa minuziosamente.
Ogni singolo colpo di Chris Kyle è ricco di una tensione palpabile, vissuta dallo stesso protagonista come una battaglia interna, un conflitto interiore che deve fronteggiare con se’ stesso, pur di attuare il suo obiettivo: tutto questo, non per una propria perversione, per una incolmabile sete di potere, bensì per difendere le persone che ama, o almeno questo è lo spirito principe che muove il personaggio cardine di questo “war-movie”.
La guerra cambia chi la vive. Fisicamente e moralmente. Lascia come ricordo ferite corporee e psicologiche. E la guerra cambia anche il cecchino Kyle, e in peggio; cosi come succede per ogni commilitone che la combatte.
Le immagini della guerra lo tormentano anche tra le mure di casa, quando a riscaldarlo c’è il calore familiare di moglie e figli. Non riesce a non tormentarsi, a non dover affrontare il più ostile dei sui nemici: il rimorso, per non aver potuto fare di più, per non aver potuto salvare un maggior numero di suoi compagni.
Insomma, qualcuno sarà libero di poter criticare la concezione su cui fa’ leva la pellicola, ma sarebbe una critica da fare agli Stati Uniti, alla mentalità della sua popolazione, alla sua politica.
Ma, ricordo, che qui non parliamo di politica, ma di cinema, di cosa ci lasciano dentro e di come vengano realizzati: e questo è stato realizzato magistralmente.
La guerra viene raccontata con fare, quasi, documentaristico per quanti dettagli vengano forniti, ma nonostante ciò riesce a mantenere alta la concentrazione lungo tutta la sua durata.
Scenari che tolgono il fiato. La totale assenza di una colonna sonora, lascia spazio ai reali rumori della guerra, dagli ordini dei soldati, ai proiettili che si infrangono sulle vittime, ai trapani usati come armi dai sanguinosi nemici, fino alle urla di chi questa guerra la viva dall’interno, impotente: il tutto rende la visione in un’esperienza, un viaggio al centro di situazioni che si vivono quotidianamente a chilometri di distanza da noi, anche ora mentre scrivo questo mio pensiero.
Un elogio va fatto al protagonista di questa pellicola: l’interpretazione di Bradley Cooper,difatti, è stata uno dei pilastri portanti dell’intero progetto. Una prova decisamente superata.
Cooper ci ha regalato un buonissimo inizio d’anno cinematografico e per me può ambire anche alla celebre statuetta dorata.
Riepilogando: ci troviamo di fronte a delle tematiche che non ci appartengono e che per questo possiamo non condividere.
Possiamo però dire che è un film che rimarrà.
Non si può fare a meno di dire che sia un buonissimo film, non un capolavoro, ma quel tanto da lasciarvi soddisfatti e non vi farà rimpiangere il biglietto.
E poi, nel mondo d’oggi, tra pirateria e streaming che offrono film gratis con settimane d’anticipo dalla loro uscita nelle sale italiane, vede le poltrone del cinema quasi totalmente occupate, non è cosa di tutti i giorni. Capite raramente ormai. E quando capita dovremmo esserne grati a chi riesce ancora in questa impresa.
Quindi concludo dicendo:
Grazie Clint Eastwood. Grazie Bradley Cooper. Grazie “American Sniper”.

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