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Cattivissimo Me 2: la recensione di Karin Ebnet

Cattivissimo Me 2: la recensione di Karin Ebnet

Cattivissimo Me 2 è, ad oggi che scriviamo, il settimo film d’animazione più visto al mondo. Un successo quanto più sconvolgente perché inaspettato, eppure è davvero meritato.

I sequel, si sa, non di rado sono una fotocopia spesso sbiadita del film precedente. Cattivissimo Me 2 invece riesce nella “mission impossible” di eguagliare, se non superare, il primo grazie ad una storia ancora più divertente, spigliata e ricca di spunti e gag. Se in apparenza può non brillare per originalità, visto che alla base c’è il sentimento più popolare al mondo (l’amore, in tutte le declinazioni possibili), guardando più in profondità si possono notare divertenti omaggi (come quello a Carmen Miranda), una sceneggiatura accurata e toccante (come quando Gru dice ad Agnes di non crescere mai) e un uso sapiente dei Minion. Un po’ come Scrat nella saga dell’Era glaciale, infatti, sono proprio i piccoli aiutanti a fare da collante tra le varie sottotrame. Ancora più numerosi e ancora più imprevedibili, i Minion sono i principali artefici delle risate del pubblico, con la loro impacciata e candida spontaneità, il loro linguaggio incomprensibile e il loro irresistibile modo di combinare guai. Ma non solo. Sono ancora più trasformisti che mai, cambiano l’abito come fosse una seconda pelle e mostrano persino un paio di insospettabili chiappe (come quelle che compongono il nome del capo della lega anticattivi che rubano ben più di una risata).

Il film però non poggia unicamente sulle loro piccole spalle, perché è l’amore, appunto, il vero fondamento della storia: Gru abbandona il sentiero del cattivo per diventare l’amorevole padre delle tre orfanelle (quando lo si vede vestito da fatina ogni dubbio si volatilizza…), Margo si prende la sua prima cotta per Antonio, il figlio di un ristoratore messicano, Agnes sogna di avere una vera mamma e per questo complotta con le sorelle per iscrivere Gru in un sito di cuori solitari, il Dr Nefario si fa tentare da un nuovo lavoro ma nessuno può toccargli “la famiglia”. Il protagonista però, ferito da piccolo, ha problemi ad affrontare il gentil sesso, almeno fino all’ingresso di Lucy. Ed è proprio lei il cuore pulsante del film. Entra come un fulmine a ciel sereno nella storia e travolge tutti con la sua spigliata allegria, con il suo contagioso buon umore e con la sua inesauribile sete d’avventura.

Il tocco finale sono i colori e la musica. Niente è soltanto bianco o nero: c’è il giallo dei Minion, il viola delle creature trasformate dal siero, l’azzurro di Lucy, il nero di Gru, il rosso di El Macho, il rosa delle bimbe, il bianco del finale… E la colonna sonora è letteralmente travolgente, a partire dal brano Happy di Pharrell Williams (vi sfidiamo a non dimenarvi sulla poltrona!).

Leggi la trama e guarda il trailer del film

Mi piace
La comicità travolgente dei Minion, il savoir-faire di Lucy ma soprattutto la travolgente colonna sonora.

Non mi piace
Se proprio devo trovare qualcosa: i cliché latini.

Consigliato a chi
Ama ridere di gusto, adora i tormentoni e si scioglie davanti al lieto fine.

Voto: 4/5

 

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