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Godzilla: la recensione di The_Diaz_Tribe

Godzilla: la recensione di The_Diaz_Tribe

Accade sempre questo quando si ha a che fare con un enorme quantitativo di roba da gestire e assemblare coerentemente: si rischia di mettere forzatamente tutto insieme, per poi scoprire di non avere prodotto niente di significativo. Questo rischio attanaglia anche il cinema, soprattutto quando si parla di un tema come l’antropocentrismo che costruisce un’idea di uomo che può permettersi di sfruttare la natura a suo piacimento e di un qualcosa che ristabilisca l’equilibrio naturale.
Quest’anno è il sessantesimo anniversario dalla nascita cinematografica (1954) di Godzilla, il gigantesco mostro (tecnicamente kaijū, dalla fantascienza giapponese) diventato iconico, creato dal regista Ishirō Honda. Da questa prima apparizione le opere cinematografiche (ma anche fumettistiche e televisive) su Godzilla sono continuate fino all’uscita nelle sale dell’ultimo remake americano (raggiungendo quota trentadue), diretto da Gareth Edwards, che riprende omaggiando il filone mitico dell’originale giapponese – al contrario di quello che precedentemente aveva prodotto nel 1998 Roland Emmerich, un mostro solamente distruttivo, simile a un’iguana, invece che a un dinosauro.
Gareth Edwards, giunto al suo secondo lavoro, dopo il primo sci-fi Monsters del 2010, riesce a dare nuove vesti al suo Godzilla, uscendone in modo molto dignitoso, viste le aspettative che si erano create nel corso degli anni, film dopo film, sul kaijū.
Dopo i titoli di apertura – con tavole di studi su L’origine delle specie di Darwin, dei documenti, articoli e filmati di repertorio sui disastri nucleari degli anni ’40 e ‘50 fatti passare dal governo americano come test nucleari, e utilizzati in realtà per abbattere il lucertolone gigante proveniente dal Pacifico – la storia si apre nel 1999, quando vengono riscoperti nelle Filippine le crisalidi di due mostri preistorici e dei fossili di un Godzillasaurus. Vicino a Tokio, una centrale nucleare rimane coinvolta in un terremoto in cui perde la vita la moglie (il premio Oscar Juliette Binoche) dello scienziato Joe Brody, il quale, senza darsi pace, indagherà e sosterrà che ad aver causato il disastro non sia stato un evento naturale, ma qualcosa di ben più minaccioso. Quindici anni dopo, infatti, il fisico Joe Brody, interpretato in modo estremamente drammatico da Bryan Cranston (volto iconico della serie tv Breaking Bad), continua a sostenere le sue tesi complottistiche coinvolgendo poi nella storia anche suo figlio Ford (Aaron Taylor-Johnson, protagonista di Kick-Ass), ormai tenente ed esperto artificiere.
Non sempre Hollywood crea facili blockbuster “tutto fumo (leggasi effetti speciali, spettacolo puro) e niente arrosto” (leggasi emozioni con tanto di morale), anzi: ci sono molti aspetti – di lettura anche politica – come l’uomo vs la natura, quello delle conseguenze del nucleare, le colpe delle generazioni precedenti che si ripercuotono su quelle future (simboleggiate dai volti dei bambini che guardano gli eventi); questi sono tutti temi che l’attento regista è riuscito a trattare bene, in modo originale e non superficiale, nonostante il pericolo intrinseco dei titoli di questo genere di cadere nell’ampollosità.
Gareth Edwards, aiutandosi con una fotografia dai toni cupi e plumbei, con scenografie di città abbandonate alla distruzione, con polvere e detriti ovunque, riesce a tenere la tensione sempre percepibile, soprattutto grazie all’apparizione centellinata (e mai abusata) della creatura che ora ha raggiunto una straordinaria altezza: 110 metri, tenendo ora lo scettro della più alta mai apparsa nella storia del cinema.
Tra i personaggi principali, viene sfruttata la figura del professore di Ken Watanabe (L’ultimo samurai, Inception), che si potrebbe definire, con le sue continue espressioni attonite, il connettore e catalizzatore dell’impotenza dell’umanità di fronte alla feroce distruzione provocata dalle creature – nemiche storiche di Godzilla – uscite dalle crisalidi, che, più di Godzilla stesso, irromperanno nella scena.
Il simbolo dell’inquieta minaccia della vendetta di Madre Natura si incarna così in Godzilla, che è incontrastabile creatura che ristabilisce l’ordine naturale. Ci dimostra anche la nostra piccolezza rispetto alle cose più grandi di noi, che ci lascia soli con le conseguenze delle nostre colpe.
La presenza di pochi scontri, ben distribuiti e incisivi, riesce così a divenire preziosa (senza eccitare retoricamente) e a dipanare una narrazione che rimane sempre realistica nei toni e che si incarna abbastanza bene nei rapporti genuini tra i personaggi.
La pecca principale ed evidente del film è cercare di condensare un emozionante e semplice happy ending che trasmetta gioia e speranza nella redenzione, ma che molto stona con lo stile del resto del film.
Voto: 3/5

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