Per tre volte in poco più di un mese, nelle principali fiction trasmesse da Rai 1, sono state proposte delle storie in cui delle donne denunciano finti stupri e delle presunte vittime di violenze sessuali si rivelano poi bugiarde.
A segnalarlo ha provveduto l’editoriale indipendente Aestetica Sovietica, sul cui sito si legge: «Rai1 ci ricasca; per la terza volta in poco più di un mese, la prima rete del servizio pubblico nazionale propone una fiction in cui, quella che sembrava una vittima di abusi sessuali, si rivela in realtà una bugiarda. È successo nella trama di Mina Settembre, con una falsa accusa di stupro nei confronti di un ginecologo; è successo in Le indagini di Lolita Lobosco (fiction già accusata di stereotipi di genere e regionali, ndr), in cui una ragazza denunciava il suo presunto carnefice, ma in realtà stava solo cercando di ricattare un uomo ricco…».
«Succede stasera per la terza volta consecutiva in Che Dio ci aiuti 6 – prosegue l’intervento online che si rivolge direttamente ai vertici di Viale Mazzini – quella che poteva sembrare una coincidenza appare sempre più come un disegno politico, o quantomeno come un retaggio culturale imperdonabile in un paese che già fa molta fatica a credere alle violenze sessuali. Il servizio pubblico potrebbe (e dovrebbe, in realtà) aiutare l’opinione pubblica a superare questo scoglio, e invece si ostina ad assecondare il pregiudizio che accompagna le survivors, coronando così un processo di colpevolizzazione delle vittime».
«Adesso basta. Pretendiamo spiegazioni – si legge ancora (QUI il post relativo alla mobilitazione – Queste coincidenze sono imperdonabili. Non tollereremo della retorica spicciola il prossimo 8 marzo. Il supporto ad una battaglia lo si dà anche attraverso una rappresentazione veritiera del mondo in cui viviamo. E nel mondo in cui viviamo, quando una ragazza denuncia uno stupro, le si chiede se è sicura, se avesse bevuto, se avesse dato modo di credere al suo carnefice di starci, quanto corta fosse la gonna che indossava. Si dubita. E la Rai ci sta insegnando che facciamo bene a dubitare».
E voi, cosa ne pensate della posizione espressa in questa lettera aperta? Fatecelo sapere, come sempre, nei commenti.
Fonte: Aestetica Sovietica
Foto: Duccio Giordano (Lolita Lobosco), Rai Fiction