David Fincher è il genere di regista che se passa più di una settimana con le mani in mano sta male. Negli anni ci siamo abituati a vederlo al lavoro su progetti di ogni tipo (solo nell’ultimo mese sono uscite House of Cards e il video della nuova canzone di Justin Timberlake, oltre alla notizia dell’adattamento di Gone Girl), ma pochi ci hanno incuriosito quanto (parole sue) «il remake di 20.000 leghe sotto i mari fatto per il 70% in CGI». Un film d’avventura tratto da un romanzo del maestro (inventore) del genere Jules Verne, che è anche un prodigio tecnologico: non esattamente quello che ci saremmo aspettati dal regista di The Social Network, eppure non solo la produzione (a carico di Disney) è avviata, ma pare anche che la major americana abbia trovato un modo furbo per finanziare quello che sarà un progetto da 200 milioni di dollari.
Il “trucchetto”, imparato grazie alla lezione di The Wolverine, è girare in Australia utilizzando maestranze locali (il film di James Mangold ne ha mobilitate circa 2.000), così da ottenere un consistente sconto fiscale (circa il 30%, per un risparmio di 20 milioni di dollari). «20.000 leghe sotto i mari potrebbe diventare il film più costoso mai prodotto in Australia» sono le parole del ministro delle arti australiano Simon Crean. Peccato solo che la dura realtà di Hollywood si sia divorata quella che poteva essere la ciliegina sulla torta di questo progetto: protagonista del film, infatti, non sarà Brad Pitt come si credeva in un primo momento. Sfuma dunque il sogno di vedere l’attore americano raccogliere l’eredità di Kirk Douglas, che fu il protagonista della versione cinematografica di 20.000 leghe sotto i mari datata 1954.
Fonte: Collider
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