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Addio a Prince, il geniale e inarrivabile «folletto di Minneapolis»

Nato come Prince Rogers Nelson nel 1958, il nostro è stato un virtuoso cantante, un polistrumentalista, un poetico compositore, un regista, un attore, un provocatore. Insomma, un alieno

Addio a Prince, il geniale e inarrivabile «folletto di Minneapolis»

Nato come Prince Rogers Nelson nel 1958, il nostro è stato un virtuoso cantante, un polistrumentalista, un poetico compositore, un regista, un attore, un provocatore. Insomma, un alieno

Prima David Bowie. E ora, Prince. Due cantanti certamente diversi, eppur fortemente simili per l’indelebile impronta che hanno lasciato sulla scena. Non erano solamente dei musicisti, ma degli artisti totali. Lo vedevi già da come si muovevano, dalla maniera in cui scrutavano il mondo: non erano di questa Terra, e la loro missione, probabilmente, era proprio migliorarlo, questo pianeta. Quanti altri possono vantare il medesimo impatto sulla massa? Michael Jackson e Madonna certamente, ma i nomi si contano sulle dita di una mano.

Nato come Prince Rogers Nelson nel 1958, il nostro è stato un virtuoso cantante, un polistrumentalista, un poetico compositore, un regista, un attore, un provocatore. Un alieno che per essere così maledettamente cool, non sembrava nemmeno impegnarsi troppo. Il carisma, insomma, faceva parte della sua pelle, essendo lui un essere superiore destinato a grandi cose. E queste grandi cose hanno un nome preciso: l’omonimo album del 1979, Dirty Mind, Controversy, 1999, Sign “O” The Times. Un totale di 100 milioni di dischi venduti in tutto il mondo, a cui si aggiungono poi infiniti premi.

E chiaramente, un artista con una brama così ardente di esprimersi non poteva non tuffarsi fra le braccia del cinema. Nel 1984 esce Purple Rain di Albert Magnoli, dove il nostro, oltre a curare l’intera colonna sonora, ha anche debuttato ufficialmente come attore. Il film è diventato un cult (con oltre 80 milioni di dollari guadagnati fra i botteghini), e poi, ovviamente, c’è la canzone immortale, quella pioggia viola inno d’amore e visione pittorica subito indelebile e dritto al cuore fino a scioglierci. Il debutto alla regia sarebbe arrivato due anni dopo con Under the Cherry Moon, seguito poi da Sign o’ the Times e Graffiti Bridge, quest’ultimo, un sequel inufficiale di Purple Rain. Film non sempre accolti fra applausi (anzi!), giacché Controversia rimane il secondo nome del nostro Artista, forse già troppo avanti, già.. post-umano.

L’ultima volta, l’abbiamo visto in un episodio della serie comedy New Girl nei panni di se stesso, ed è stato un autentico regalo ai suoi innumerevoli fan. Lui, il più stiloso di tutti che nel corso dei decenni ha sempre scavato e scavato nella propria vena creativa in cerca di soluzioni abbaglianti. Proprio come Bowie e le altre leggende che riempiono il nostro cielo: a noi piace pensare che Prince non ci abbia davvero abbandonato, ma che sia ancora lì da qualche parte, sorridente sotto una pioggia viola, come il più innamorato dei nostri eroi.

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