Il regista francese Bertrand Tavernier è scomparso oggi, all’età di 79 anni, nella località di Sainte-Maxime dans le Var. Ne danno notizia l’account dell’Institut Lumière, da lui presieduto, e il direttore del Festival di Cannes Thierry Frémaux, di cui Tavernier era amico e collega di lunga data, insieme ai familiari: la moglie Sarah, e i figli Nils e Tiffany.
Cineasta ma anche critico cinematografico e cinefilo dalla sterminata cultura sulla settima arte, Tavernier era nato il 25 aprile 1941 a Lione, figlio dello scrittore e poeta René Tavernier. I primi passi da critico li mosse per le storiche riviste di cinema transalpine Positif e i Cahiers du Cinéma, pubblicando anche un importante libro sul cinema americano e lavorando come addetto stampa.
Come molti critici di quella generazione, concretizzò il passaggio dietro la macchina da presa (dopo essere stato assistente di Jean-Pierre Melville e sceneggiatore per Riccardo Freda), esordendo alla regia nel 1973 con L’orologiaio di Saint-Paul, tratto dalle pagine di Simenon e Orso d’argento alla Berlinale 1974, nel quale recitava Philippe Noiret: un attore amatissimo da Tavernier e da lui diretto in tantissimi film tra i quali Che la festa cominci, Il giudice e l’assassino, Colpo di spugna, Round Midnight – A mezzanotte circa, La vita e nient’altro.
Nel 1980 dirige La morte in diretta e nel 1984 Una domenica in campagna, vincitore del premio per la miglior regia al Festival di Cannes. Con L’esca ottiene l’Orso d’oro per il miglior film al Festival di Berlino. Il 2009 è l’anno di In the Electric List – L’occhio del ciclone con Tommy Lee Jones e John Goodman.
Nel 2016 Tavernier, vincitore in carriera di 4 premi César, ha realizzato il documentario Voyage à travers le cinéma français, da cui l’anno successivo è stata tratta l’omonima serie televisiva. Il suo ultimo film è Quai d’Orsay del 2013, tratto dall’omonimo fumetto di successo pubblicato nel 2010 dallo sceneggiatore Abel Lanzac (pseudonimo di Antonin Baudry, membro di gabinetto di de Villepin al ministero degli Esteri) e del disegnatore Christophe Blain.
«Con Bertrand Tavernier scompare una delle figure più prestigiose e influenti della cultura cinematografica francese della seconda metà del Novecento — commenta, ricordandolo e celebrando la sua memoria, il direttore artistico della Mostra del cinema di Venezia Alberto Barbera, che gli aveva tributato il Leone d’oro alla carriera nel 2015 — La cinefilia d’Oltralpe perde uno dei suoi simboli, il cinema uno degli autori più originali e apprezzati. Con i suoi articoli appassionanti e i suoi libri insostituibili, ha contribuito a cementare il nostro amore per il cinema americano. Con dedizione e lungimiranza, ha presieduto l’Institut Lumière di Lione facendolo crescere sino a diventare una delle istituzioni più autorevoli nel panorama internazionale. I film che ci lascia in eredità costituiscono un corpus affascinante, eclettico e anticonformista che non potremo mai dimenticare. Ci mancheranno la sua intelligenza, la lucida e appassionata visione critica, la dedizione assoluta alla causa del cinema. E, naturalmente, i film che avrebbe ancora potuto realizzare, capaci di fondere lo spettacolo con i temi politici e sociali che lo appassionavano. Per tutto questo, gli saremo sempre riconoscenti e grati».
Foto: Getty (Stefania D’Alessandro)
Fonte: Institut Lumière
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