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Bar Sport, intervista doppia con il barista Battiston e la cassiera Rolenzetti

Due dei protagonisti della commedia corale basata sul libro di Stefano Benni si raccontano a Best Movie, in occasione dell'uscita del film

Bar Sport, intervista doppia con il barista Battiston e la cassiera Rolenzetti

Due dei protagonisti della commedia corale basata sul libro di Stefano Benni si raccontano a Best Movie, in occasione dell'uscita del film

Oggi debutta nelle sale Bar Sport, la commedia tratta dall’omonimo libro di Stefano Benni, diretta da Massimo Martelli e con protagonisti, fra gli altri: Claudio Bisio, Giuseppe Battiston, Aura Rolenzetti, Angela Finocchiaro, Lunetta Savino e Antonio Catania.

In occasione dell’uscita del film, Best Movie ha incontrato Giuseppe Battiston, ovvero il barista detto Onassis per la sua tirchieria, e la bella e dolce cassiera Clara-Aura Rolenzetti.

BEST MOVIE: La prima volta che avete letto Bar Sport, come avete immaginato i personaggi che poi avete interpretato?
AURA ROLENZETTI: «Non mi ero fatta una vera idea. Ma leggendo la sceneggiatura, devo ammettere che mi è piaciuto di più. Mi ha colpito soprattutto quest’aria candida che le è stata data. Ultimamente una bella ragazza in un film viene involgarita, diventa una femme fatale, una mangiauomini. Qui invece è proprio una brava ragazza, semplice, quasi ingenua».
GIUSEPPE BATTISTON: «Leggendo il libro mi ero immaginato tutti i personaggi, tranne il barista. Il personaggio di Onassis per me ha sempre avuto le fattezze di Stefano Benni perché è il suo alter ego. Era l’unico che aveva un volto, ma non aveva una tridimensionalità, che invece avevano tutti gli altri per me, anche se è strano perché Onassis in fondo è il personaggio più “reale”. La sceneggiatura rappresenta molto da vicino le emozioni provate quando ho letto per la prima volta Bar Sport».

BM: A distanza di oltre trent’anni dalla sua prima pubblicazione, cosa rappresenta Bar Sport oggi?
GB: «Beh, non ti capita spesso di riprendere in mano dei romanzi e di ritrovarli inalterati nella loro grandezza. E poi li rileggi se ti sono piaciuti… Bar sport è uno dei libri che ho riletto più spesso e ogni volta ci ho ho trovato qualche aspetto più poetico: forse ridevo di meno e capivo altre cose. Il fatto che il libro abbia avuto tante riedizioni e che sia letto anche dai ragazzi oggi la dice lunga sulla scrittura di Stefano».

BM: Bar Sport si distanzia per certi versi dalle commedie italiane degli ultimi anni. Il produttore Giannandrea Pecorelli, parlando del film, ne ha evidenziato il sapore delle prime vere commedie all’italiana. Cosa ne pensate?
GB: «L’equivoco più rischioso è quello di pensare che in un film che ha un cast di grandi attori comici debba per forza essere un film che faccia ridere dall’inizio alla fine. E’ pericoloso questo perché ci dispone male alla fruizione del film, che non fa ridere dal primo all’ultimo minuto. Sono di più le circostanze in cui si sorride, ma io non la vedo come una limitazione, semmai come un gusto che abbiamo perduto. In questo senso lo si può ricondurre alla commedia all’italiana. E Gianandrea l’ha citata a ragione perché con la commedia all’italiana si rideva, si sorrideva, ma era un riso amaro. Qui forse il riso non è così amaro, ma è più nostalgico, più malinconico per un mondo che probabilmente per certi aspetti abbiamo perduto. Un mondo di ingenuità, di semplicità, legato più che altro all’ambiente provinciale o della campagna, una realtà che si è un pochino annebbiata nella nostra memoria»
AR: «Io credo che Bar Sport si possa assolutamente definire una commedia. Una commedia che fa riflettere e insegna molte cose. Comunque, il film fa ridere parecchio, grazie a una comicità genuina, senza volgarità»

BM: Bar Sport, dunque, porta sullo schermo una comicità “diversa”, meno chiassosa rispetto a quella del modello televisivo dominante negli ultimi anni. Cosa pensate dell’attuale panorama della commedia italiana?
GB: «Il panorama è piuttosto frastagliato, dalle commedie con grandi mattatori televisivi al cinepanettone. Per certi aspetti però vedo virare verso un desiderio di comicità gran parte del cinema italiano. Probabilmente per i successi al botteghino di alcuni film. E questo è pericoloso perché significa che il cinema italiano, che già non ha molti finanziamenti, non scommette su giovani autori, su altri generi, su storie che forse è importante raccontare per quello che accade nel nostro Paese o nel resto d’Europa. E’ un cinema che forse si allontana dal mondo che ci circonda. E’ anche vero, però, che la situazione è arrivata a un livello tale che il pubblico, al cinema, ha voglia solo di ridere».

BM: Il film apre con l’inaugurazione del Bar Sport, il sogno nel cassetto di Onassis, seppur osteggiato dalla famiglia. Anche per voi, nella vita reale, diventare attori è stato come realizzare un sogno? E’ quello che avete sempre desiderato? Avete trovato ostacoli?
GB: «Beh, io mica volevo aprire un bar (ride). Non è un mestiere a cui sono stato costretto. Ho fatto quello che desideravo. Studiare innanzitutto. Frequentare l’accademia della Paolo Grassi è stato come fare l’università per me. E fortunatamente ho iniziato a lavorare da subito»

BM: Quali sono i vostri prossimi progetti?
AR: «Ho girato un episodio da protagonista della fiction Che Dio ci aiuti, con Elena Sofia Ricci. Una collaborazione che potrebbe proseguire. Spero che per me Bar Sport sia un buon trampolino»
GB: «Teatro fino a metà giugno. Sto girando l’ultimo film di Soldini»

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