Trond torna nei luoghi della sua giovinezza (la parte più desolata e solitaria della Norvegia) dopo la morte della moglie. Ma quel luogo, e una persona in cui si imbatte forse per un doloroso scherzo del destino, lo costringono a fare i conti con un passato lontano. È da quelle parti, infatti, che ha trascorso l’estate dei suoi 15 anni, insieme al padre che di lì a poco avrebbe perduto. Un’estate fatta dell’esplorazione senza freni della natura incontaminata, ma anche di lutti drammatici e di scoperte che avrebbero segnato per sempre la sua vita.
Hans Petter Moland torna sulla scena del delitto (alla Berlinale è già stato nel 2004 con Beautiful Country, nel 2010 con A somewhat gentle man e nel 2014 con In ordine di sparizione , di cui ha appena girato anche il remake americano con Liam Neeson) accompagnato dal suo attore feticcio, Stellan Skarsgaard. Alla star svedese Moland offre un ruolo fatto di pochi dialoghi e molti silenzi (anche se sono compensati da un’intensa voice over), il narratore di una storia che affonda le sue radici nel passato, dove il personaggio di Trond è incarnato dall’efficacissimo Jon Ranes.
Tratto dal bestseller di Par Pettersen, tradotto in oltre 50 paesi, il film nasce dall’incontro tra Moland e un romanzo che, dice il regista, «mi ha conquistato perché racconta gli aspetti più importanti della vita di un essere umano. Un romanzo che alla prima lettura mi ha quasi sopraffatto. Non ha una narrazione tradizionale, scivola da una linea temporale all’altra, ma è proprio questo il suo fascino».
Grande protagonista della storia, insieme agli esseri umani, è la foresta, che grazie alla fotografia e a un attentissimo lavoro di sound design, diventa una presenza reale sullo schermo. «Volevo che la foresta avesse una qualità quasi tattile anche per gli spettatori, e per ottenerlo abbiamo lavorato anche sulla specificità di ogni suono, che completa questa esperienza. Se ci fate caso, poi, in questo film c’è poco cielo, perché ho voluto preservare il più possibile il senso di mistero e l’intimità che crea la foresta»
Lontano dagli assassini e dai gang che popolavano gli ultimi due film portati a Berlino, Moland traspone il romanzo rispettandone il più possibile la struttura e l’atmosfera. «So che per certi versi è molto difficile essere fedeli a un romanzo come questo, con continui passaggi da un piano temporale all’altro, perché si rischia che lo spettatore si perda qualcosa – non è come in un libro in cui si può tornare indietro- ma credo veramente che fosse l’unico modo di conservare il fascino del libro di Pettersen». Lo scrittore, del resto, si dichiara soddisfatto del risultato e deliziato di come Moland sia riuscito a rendere il senso dell’esperienza che aveva voluto raccontare dopo che lui stesso era tornato, a distanza di anni, nella zona isolata e selvaggia della Norvegia dove aveva vissuto da bambino.
E se nel passato la natura è mostrata nel rigoglio dell’estate, nel presente il Trond di Skarsgaard si muove in un mondo coperto da una fitta coltre di neve, dove il rischio è di restare imprigionati. L’attore ha raccontato «avevo letto una sceneggiatura tratta dal romanzo di Pettersen più di 10 anni fa, ma non era buona. Poi ho letto il libro e l’ho trovato bellissimo… quando Hans Petter Moland mi ha mandato il suo script ho finalmente letto qualcosa che catturava la poesia di quel romanzo…e ho accettato. È un regista che ama raccontare la natura più incontaminata…e ama buttarmi in mezzo alla neve, montagne di neve. Come potevo dire di no?»
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