Better Call Saul è un’imitazione di Breaking Bad? La nostra recensione del pilot

La prima puntata dello show, andato in onda negli USA domenica notte su AMC, è già l'esordio più visto di sempre su una tv via cavo

Nel numero di marzo di Best Movie, in edicola da fine febbraio, troverete un lungo speciale su Better Call Saul, con un’intervista extralarge al suo protagonista Bob Odenkirk e l’omaggio di Zerocalcare a Breaking Bad.

Il pilota di Better Call Saul è stato il più visto di sempre su un TV via cavo americana (AMC), quasi 7 milioni di telespettatori, grazie anche al traino di The Walking Dead, che domenica sera è ritornato in onda per la seconda parte della quinta stagione (15 milioni e mezzo di telespettatori). I dati dicono abbastanza, ma non tutto.

Saul era un elemento di alleggerimento in Breaking Bad, anche se la sua vena comica, più che basarsi sui gag (rari), era una specie di esito collaterale del suo istrionismo. Aveva una flessibilità morale/linguistica che, abbinata a un terrificante senso pratico, fungeva da imbottitura all’escalation criminale di Walter White, né indicava i paradossi, la riduceva a una catena di necessità gestionali. Ogni volta che Eisenberg doveva costruire un nuovo pezzetto del suo impero, lui forniva il libretto di istruzioni. E i libretti di istruzioni sono sempre buffi e surreali (a meno che non siate voi a dover montare la libreria).

Trasformato in protagonista del suo show, privo di una propria spalla comica, Saul – e qui sta, in un certo senso, la sorpresa – diventa (almeno finora) un personaggio perfettamente tragico: spiantato, senza un soldo, ridotto a barcamenarsi con assurde cause d’ufficio (tra ragazzini che stuprano un cadavere), con un fratello capace di fondare un grande studio legale ma ora depresso e inservibile. Better Call Saul non sembra quindi complementare a Breaking Bad come Saul lo era ad Eisenberg, sembra invece puntare a diventare esso stesso Breaking Bad, raccontando di un emarginato che si ribella ai colpi della sorte costruendo il proprio piccolo impero amorale.

E se anche formalmente la struttura del primo episodio rimanda al capostipite (soprattutto il prologo, con il furbissimo flashforward in bianco e nero che fin da subito attacca il nuovo serial al vecchio, dichiarando la continuità e permettendo in un lontano futuro un finale non già dichiarato), i dubbi sono piuttosto se Bob Odenkirk – che pure è un attore strepitoso – sia in grado di reggere da solo uno show che ha la strada tracciata a suon di monologhi. La curiosità di ritrovare i vecchi volti è enorme (già due se ne vedono nel pilot), ma non può bastare all’infinito.

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