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Buoni o cattivi non è la fine: la recensione di Nella tana dei lupi

L’heist movie di Gudegast racconta la Los Angeles capitale delle rapine in banca, ma è soprattutto la lotta senza regole tra il detective Big Nick O’Brian (Butler) e la banda capitanata dall’ex militare Marriman (Pablo Schreiber)

Buoni o cattivi non è la fine: la recensione di Nella tana dei lupi

L’heist movie di Gudegast racconta la Los Angeles capitale delle rapine in banca, ma è soprattutto la lotta senza regole tra il detective Big Nick O’Brian (Butler) e la banda capitanata dall’ex militare Marriman (Pablo Schreiber)

Nel Sud della California solo pochi anni fa venivano tentate circa 300 rapine in banca ogni anno, un fenomeno ben raccontato nel saggio Where The Money Is scritto da Gordon Dillon, che è stato la principale fonte di ispirazione per la sceneggiatura di Nella Tana dei Lupi.

Ed eccoci qui: South West L.A., nella zona della metropoli californiana che si estende da El Segundo a Torrance, da Lakewood a Long Beach, nei dintorni dell’aeroporto di LAX. Quartieri parecchio distanti da Hollywood, frequentati perlopiù da ispanici e operai immigrati. Piove a dirotto, sono le ultime ore prima dell’alba. Un portavalori si ferma ad un chiosco di ciambelle dove molto probabilmente gli agenti fanno abitualmente colazione ogni mattina. La banda di rapinatori capitanata da Merriman (Pablo Schreiber) lo sa bene e non potrebbe scegliere momento migliore per colpire. Le cose però non vanno come previsto e in pochi secondi si scatena l’inferno. Quattro piedipiatti e un membro della banda restano a terra. Non era quello l’obiettivo, Marriman e i suoi volevano unicamente sottrarre il blindato, non trasformarsi in assassini. Soprattutto perché il passaggio da “semplici” rapinatori a cop killer fa entrare in gioco l’unità speciale guidata da Big Nick O’Brian (Gerard Bulter), ed è così che si scatena una vera e propria guerra senza confine. In palio c’è la rapina impossibile: quella ai danni dell’inespugnabile Federal Reserve Bank.

Il film diretto da Christian Gudegast (qui alla sua prima esperienza dietro alla macchina da presa, ma sceneggiatore noto per altri action thriller come Il risolutore e Attacco al potere 2) racconta essenzialmente questo: lo scontro tra due team capeggiati da capi branco – Merriman da una parte e O’Brian dall’altra – in cui l’equilibrio tra buoni e cattivi è costantemente in bilico. Perché se da una parte la gang di criminali di cui fanno parte anche Enson (50 Cent), Donnie (O’Shea Jackson, il figlio di Ice T. già visto in Straight Outta Compton) e Bosco (Evan Jones) porta a termine i propri colpi calcolando tutto nei minimi dettagli per evitare di nuocere a degli innocenti, dall’altra il team di agenti che insieme a O’Brain vede schierati Benny (Maurice Compte), Murph (Brian Van Holt) e Gus (Mo McRae) non scende in campo per arrestare, ma per colpire, abbattere ed eliminare il problema. 

Nella Tana dei lupi si presenta come un mix tra serie Tv in stile The Shield, opere cinematografiche come I soliti sospetti, Heat – La sfida e una spruzzata di Point Break (ovviamente il primo, quello “buono” con Keanu Reeves e Patrick Swayze) ed è zeppo di riferimenti videoludici, da Grand Theft Auto a PayDay e Rainbow Six.

Ma inventare qualcosa di nuovo quando si parla di heist movie non è cosa semplice e il film di Gudegast non fa eccezioni, scorrendo su binari super collaudati. Il regista fa un buon lavoro nel tenere tutto (o quasi) sempre nei limiti del plausibile. Le sequenze action– merito anche di un importante lavoro di training fatto con il cast prima degli shoot – sono il piatto forte: i conflitti a fuoco sono ben coreografati, realistici nei tempi e nelle modalità di ingaggio, senza mai oltrepassare il confine del “coatto” ed eccessivo.

Discreti anche i due antagonisti interpretati da Schreiber e Butler: sono dei cliché, a tratti magari scontati, ma qui ricostruiti in maniera abbastanza efficace da riuscire a intrattenere mantenendo un buon ritmo per le oltre 2 ore di durata del film (e non è cosa da poco). Al netto di qualche soluzione prevedibile e un paio di bonus che vanno concessi allo script (e che preferiamo non spoilerarvi), l’opera prima di Gudegast è un poliziesco tutto sommato divertente e onesto nel mantenere ciò che promette.

Foto: © Universal Pictures/MovieStillDB

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