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Storia di un sopravvissuto

Diretto da Andrea Basile, Ottocentonovantasei nuvole trae insegnamento dall’esperienza di un editore bergamasco per raccontare ciò che di vitale ha creato la lotta contro il covid-19

Storia di un sopravvissuto

Diretto da Andrea Basile, Ottocentonovantasei nuvole trae insegnamento dall’esperienza di un editore bergamasco per raccontare ciò che di vitale ha creato la lotta contro il covid-19

«Non chiedetemi dove andremo a finire, perché già ci siamo» scriveva il grande Ennio Flaiano.

Le sale perdono pubblico, il cinema è più prodotto che “consumato”, il piccolo schermo vince sul grande schermo. Tutta colpa del Covid dal quale ancora non riusciamo a uscirne fuori veramente? Forse sì, forse no. Da allora, dal 2020 precisamente, più del cinema “lungo” il cinema “breve” ha voluto registrare il nostro presente.

«L’uomo è un animale pensante, e quando pensa non può essere che in alto. È questa la mia fede» scriveva sempre Flaiano. Sulla sua scia, tra i tanti cortometraggi che hanno raccontato l’inizio della pandemia, utilizzando lo strumento del documentario, vogliamo segnalare un “piccolo film” nato per raccontare una “piccola storia” su ciò che di vitale ha creato la lotta contro il Covid-19. Si chiama Ottocentonovantasei nuvole, lo ha scritto il regista Andrea Basile (sceneggiatore di Ligabue Campovolo 3D) insieme a Luca Fumagalli: protagonista è Marco Maffeis, un editore bergamasco, uno dei tanti italiani ad ammalarsi gravemente di Covid, nel momento in cui questa malattia è ancora totalmente sconosciuta e gli ospedali della provincia di Bergamo non hanno più posti letto.

Marco è in coma: la disperazione potrebbe trovare un terreno fertile nella sua famiglia ma la moglie e i suoi tre figli vogliono tentare l’impossibile. Dal Sud, e precisamente da Palermo, arriva una risposta positiva e una speranza: Marco, in stato di totale incoscienza, in condizioni respiratorie disperate, può essere trasferito in un ospedale siciliano con un aereo militare. Si risveglierà dopo quasi un mese di coma nell’isola che gli ha salvato la vita.

«Avevo paura a raccontare la sua storia contro il Covid» spiega il regista. «Temevo, infatti, che sarebbe stato facile trasformare questo episodio in una narrazione filmica retorica. Poi, dopo aver conosciuto Marco Maffeis, ho capito che questo piccolo film si sarebbe potuto realizzare con il giusto spirito. Marco è un uomo solido, carico di energia positiva, pieno di creatività e di sogni. Sottolineo la parola sogni perché la sua amnesia è stata una chiave decisiva per dirigere Ottocentonovantasei nuvole. Lo abbiamo voluto chiamare così perché Marco a Palermo si trovava a 896 chilometri di distanza». Presto questo film sarà disponibile su piattaforma ma per ora sta girando tutto il mondo.

Tra gli ultimi riconoscimenti il premio Diamante voluto dall’Istituto di cultura italiano di Monaco, durante il festival Monacorti.

© Freeze Frame, Andrea Basile Works (1)

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