Qui in Italia, la sua ultima apparizione risale a fine giugno con la commedia acida Il piano di Maggie al fianco della diva del cinema indie Greta Gerwig. È allargando gli orizzonti e spostandoci Oltreoceano che si capisce però quanto il 2016 sia un’annata meravigliosa per Ethan Hawke. Nelle sale americane, infatti, l’attore è davvero ovunque, ora nei panni di un trombettista famoso come Chet Baker in Born to be Blue, ora in quelli di un pistolero in cerca di vendetta in In a Valley of Violence, in cui recita anche John Travolta. L’attore di Boyhood, performance che gli ha regalato una nomination agli Oscar l’anno scorso, sembra trovarsi particolarmente a suo agio nei panni del cowboy e siccome il western è un amore di lunga data, eccolo ancora con cappello, speroni e fucile in I Magnifici 7, in uscita nelle sale italiane il 22 settembre. Per farci raccontare i retroscena di questo remake, abbiamo raggiunto Ethan al telefono mentre era in Sudafrica per le riprese di 24 Hours to Live. E, tra un acquazzone e l’altro, il bel texano ex marito di Uma Thurman ci ha detto la sua, tra le altre cose, sulla regolamentazione dell’uso delle armi nel suo Paese ma anche sulle serie Tv che più ama. Senza tralasciare, infine, di raccontarci di quel fumetto che ha firmato insieme a Greg Ruth (The Lost Boy, Conan), sulla “storia delle guerre Apache”: INDEH.
Sembri portare con una certa disinvoltura i panni del pistolero, o sbaglio?
«Sono nato e cresciuto in Texas, a suon di film western. Credo di essere abbastanza vecchio e di avere abbastanza rughe in viso per poter recitare in quel tipo di film».
Come sei finito nel cast di I Magnifici 7?
«Denzel Washington e Antoine Fuqua (il regista, ndr) mi invitarono alla première di The Equalizer qualche anno fa e in quella occasione gli chiesi che cosa avrebbero fatto dopo quel film. Mi dissero che stavano lavorando al remake de I Magnifici 7: nel cast, al momento, c’era solo Denzel, così gli dissi che se non mi avessero preso non saremmo più stati amici! Mi dovettero assumere per forza (ride, ndr)».
I Magnifici 7 è un remake dell’omonimo film del 1960, che a sua volta prende spunto da I sette samurai di Kurosawa. Una doppia fonte di ispirazione…
«Sono cresciuto con I magnifici sette, quel film l’avrò visto almeno dieci volte! La verità è che Antoine è un grande fan di Kurosawa, per cui I Sette Samurai ha avuto una grande influenza nel nostro film».
Ti senti più samurai o cowboy?
«Se ti addentri in profondità nella psicologia di Antoine, vedrai che c’è un mix perfetto tra i due film. La mitologia della mia infanzia è più legata alla figura del cowboy, quindi rimarrò fedele a quell’immaginario. Ma come regista (Hawke ha anche diretto due film e un documentario, ndr), non posso dimenticare il potere di Kurosawa».
Quali sono i tuoi western preferiti?
«Mi piacciono molto i film di Gregory Peck e Paul Newman, e anche Billy The Kid. Ma dimenticavo che sto parlando con un italiano! Permettimi allora di citare Sergio Leone: senza di lui, questo genere sarebbe insignificante. Le sue collaborazioni con Clint Eastwood sono fantastiche ed è anche grazie al suo lavoro che mi sono innamorato del cinema. Antoine ha messo in un frullatore i western all’italiana, quelli più classici, e quelli moderni alla Tarantino per ottenerne una tipologia tutta sua».
E ovviamente si sprecheranno pallottole! Cosa pensi della regolamentazione dell’uso delle armi?
«Se assisti all’opera teatrale Giulio Cesare di Shakespeare, tutti alla fine muoiono. Come la Storia ci insegna, l’uomo è sempre stato attratto dai racconti drammatici. E nei drammi le armi compaiono spesso. Detto questo, non so bene quale sia la situazione in Italia, ma in America servono leggi che ne possano limitare l’accesso. L’ultima volta che sono stati uccisi dei bambini ho pensato che l’unico modo per porre fine a questa tragedia orribile siano delle leggi severe in merito. Purtroppo il potere delle lobby dei produttori di armi e la loro influenza sulla politica è ancora molto forte».
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Foto: © Metro Goldwyn Mayer/Columbia Pictures/Village Roadshow Pictures
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