Chiusi dentro o chiusi fuori?

Prendendo spunto da Beckett, un corto con Stefano Accorsi e Colin Firth riflette sull’alienazione da pandemia partendo da uno spazio teatrale

L’arte ci salverà? Stiamo vivendo anni che difficilmente rimarranno nel dimenticatoio. Chi lo avrebbe mai immaginato solo due anni fa? La pandemia ha dato una sferzata a tutti noi, al nostro mondo esteriore e interiore. La vita personale, il lavoro, le passioni hanno dovuto fare i conti con qualcosa di esterno che ha imposto le sue regole. Tante attività hanno cambiato volto, hanno chiuso i battenti o hanno cercato di resistere cambiando strategia.

L’arte ne è stata ferita, soprattutto l’arte che si nutre del palcoscenico e del set come strumento di comunicazione e di diffusione della bellezza. Sono nate, anche qui, nuove idee. Forse fin troppo poche ma tutte necessarie. E la domanda è stata inevitabile: quanto la realtà deve entrare nell’arte e quanto invece deve sublimarla, divenire e rimanere immaginifica?

Nel marzo 2020 il lockdown ha chiamato gli artisti a mettersi in gioco rispetto al presente. L’arte, infatti, non poteva farsi sotterrare dall’inerzia. Anche i registi hanno provato a trasformare l’immobilità in mobilità. E tra tutti i piccoli e grandi doni che gli artisti hanno realizzato ce n’è uno tutto italiano, anche se girato tra Londra e Firenze proprio durante il lockdown. Stiamo parlando di Chiusi Fuori, il corto diretto da Giorgio Testi (che sperimenta per la prima volta la finzione cinematografica dopo essersi imposto sulla scena musicale per aver ripreso i Jon Bon Jovi, i Rolling Stones, gli Afterhours e Calcutta).

I due protagonisti assoluti sono Stefano Accorsi e Colin Firth. Stefano, nel ruolo di se stesso, è sul palcoscenico fiorentino del Teatro La Pergola. Dovrebbe interpretare Aspettando Godot di Samuel Beckett insieme al suo compagno di scena Colin Firth. Il rumore del teatro in fermento scompare: intorno solo silenzio e buio. Stefano è da solo. Almeno così gli sembra. Poi all’improvviso la voce di Colin, con il suo italiano cristallino, si impone. «Ho resistito a lungo con questo pensiero. Mi dicevo: “Vladimiro sii ragionevole. Non hai ancora tentato tutto!”». Siamo tutti dentro questa pièce teatrale che sembra ripetersi all’infinito, attendendo qualcuno che non arriva mai. Ma come in tutte le opere teatrali qualcosa accadrà, anche solo con la parola “Fine”.

Prodotto da Pulse Films, Fondazione Teatro della Toscana, in collaborazione con Blackball, e presentato in anteprima mondiale all’Arsenale durante il Festival di Venezia, Chiusi Fuori sta girando festival stranieri e italiani e nel giro di qualche mese sarà disponibile sulle piattaforme televisive.

 

Sopra, Stefano Accorsi e Colin Firth in una scena di Chiusi fuori, diretto da Giorgio Testi.

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