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Clementino: «Sogno il Festival di Cannes»

Reduce dall’esperienza sul set di Il materiale emotivo diretto da Sergio Castellitto, il rapper ci racconta quale sia la sua massima ambizione e come il cinema nutra la sua ispirazione artistica

Clementino: «Sogno il Festival di Cannes»

Reduce dall’esperienza sul set di Il materiale emotivo diretto da Sergio Castellitto, il rapper ci racconta quale sia la sua massima ambizione e come il cinema nutra la sua ispirazione artistica

Che più volte sia stato ingaggiato come guest star o attore non ci stupisce. Perché il rapper Clementino, al secolo Clemente Maccaro, è un vero istrione, un personaggio che fonde teatralità e simpatia, calamitando migliaia di giovani ai suoi concerti, dove è un campione di freestyle ed energia. Recentemente la sua verve contagiosa si è rivelata vincente, aprendogli la dimensione di showman, nel talent The Voice Senior in cui svolge il doppio ruolo di giudice e coach di agée aspiranti star della musica. La sua vis partenopea ben si sposa al mondo del cine- ma, da cui si sente irrimediabilmente attratto, tanto da aver più volte attinto dalle suggestioni del grande schermo sia per la stesura dei testi delle sue canzoni sia per i videoclip.

Lo abbiamo raggiunto durante il lancio del suo ultimo singolo Partenope.

Da dove ti è venuta l’idea di creare un video che cita testualmente Non ci resta che piangere per il singolo Tutti scienziati?

«Avevo scritto qualche anno fa questa canzone che tutti poi hanno ritirato fuori recentemente e attribuito al periodo del Lockdown. Ma non è vero. Io non l’ho scritta riferendomi a quegli individui che oggi si sento- no degli espertissimi virologi. Purtroppo, è di oltre tre anni fa, altrimenti sarebbe stata un successo maggiore a farla uscire ora, nel periodo del Covid. Quando ci siamo ritrovati in studio a riflettere sugli scienziati che sarebbero stati adatti per il video di un singolo con questo titolo, abbiamo prima pensato ad Einstein e poi a Leonardo da Vinci. E chiaramente, quando un napoletano pensa al grande inventore e artista, lo ricollega subito a Non ci resta che piangere. Insieme a Mauro Russo, che è uno dei più bravi videomaker che abbiamo in Italia, dopo tanti video dedicati alla strada, abbiamo deciso di fare qualcosa di diverso. E così abbiamo creato una Frittole del 1492 e preso degli attori che sono praticamente i sosia degli originali. La ragazza che fa la parte di Amanda Sandrelli è identica: una cosa pazzesca. A parte me e Il Pancio, che poco abbiamo a che fare fisicamente con Benigni e Troisi, gli altri attori sono tutti uguali. Se si vanno a vedere nel film le scene della tenda di Leonardo da Vinci sul mare, sono identiche a quelle del mio videoclip girate in Salento».

Quando scrivi il testo di una canzone, ti capita di pensare già in modo visual, immaginando il videoclip che la accompagnerà?

«Mi è capitato una volta di aver scritto una canzone sulla legalizzazione delle droghe leggere, che si chiama Joint, e la base aveva il suono di un flauto che mi faceva pensare al deserto e ai cammelli, e così siamo partiti per Marrakech e abbiamo registrato quel video nei luoghi che avevo visualizzato. Quando nel 2015 ho scritto Da che parti stai con Pino Daniele, lui aveva finito di comporre un brano dal titolo Non calpestare i fiori del deserto. E così Pino mi disse “Clem, dobbiamo andare in Africa del Nord, per girare il video di questo pezzo”. Purtroppo, è venuto a mancare e quel progetto non si è realizzato, ma dimostra come spesso scrittura e concept del video vadano di pari passo».

Tu sei un grande appassionato di cinema.non solo lo citi spesso nelle tue rime, ma hai anche composto una canzone dal titolo Paolo Sorrentino. Quanto il grande schermo influenza il tuo fare rap?

«Passerei ore a guardare film. C’è stato un periodo in cui mi sono chiuso a casa a guardare tutte le opere di Sorrentino, e il pezzo nasce da lì. Dopo che lo pubblicai, lui mi chiamò e mi fece i complimenti. Ricevere un omaggio del genere da un Premio Oscar è un onore. Il cinema mi ispira e permea la mia vita in mille modi. All’Ischia Film Festival del mio grande amico Pascal Vicedomini ho conosciuto Quincy Jones, il re dei produttori che ha creato la base di Thriller, e gli ho fatto ascoltare il mio rap sulla base di Billie Jean. Se non fosse stato per il cinema, non sarei mai arrivato a un grande produttore come lui così come agli altri personaggi del mondo dello spettacolo che ho conosciuto».

Come chi, per esempio?

«Ho rappato Cos Cos Cos con Antonio Banderas. Ma anche con il Leonida di 300, Gerard Butler, e con Helen “The Queen” Mirren».

Sei anche amico di molti attori…

«Sì, anche perché ho sempre ingaggiato grandi performer per i miei videoclip. Il protagonista del brano mio e di Fabri Fibra Chi vuol essere milionario, per esempio, è Carlo Buccirosso».

Da poco hai fatto anche l’attore. Cosa ci puoi dire di questa esperienza?

«Tempo fa il grandissimo Ettore Scola ha scritto un copione, Il drago a forma di nuvola, che è stato riadattato da Castellitto e dalla Mazzantini e trasformato in un film dal titolo Il materiale emotivo. In questa storia Castellitto è il titolare di una biblioteca a Parigi e io sono un cameriere napoletano trapiantato di nome Clemente, che gli porta il cappuccino tutte le mattine. È stata un’esperienza pazzesca. Ho recitato al fianco di Sandra Milo e Bérénice Bejo. Il film ora è finito, ma è fermo a causa del Covid. Mi piacerebbe moltissimo che venisse selezionato a Cannes nel 2022».

Quali sono i tuoi cult?

«Le Iene, Pulp Fiction e Django di Tarantino. Il mio film preferito in assoluto è Ritorno al futuro. Mi sono tatuato da poco Doc dietro al polpaccio destro e Marty MacFly dietro al sinistro, mi proteggono e mi ricordano che devo sempre essere proiettato verso il futuro. Tra le serie, invece, amo Prison Break, Romanzo criminale e, ovviamente, Gomorra, dove recitano tutti gli amici miei. E poi i grandi classici con Pacino e De Niro. L’amore per il cinema italoamericano accomuna tutti i rapper».

Leggi l’intervista completa su Best Movie di febbraio

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© Vittoria Maione

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