All’80^ Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia aveva esordito con ottimi riscontri da parte del pubblico e della critica; ma, pur concorrendo al Leone d’Oro e agli altri premi collaterali, il Dogman di Luc Besson (QUI la nostra recensione) è uscito a mani vuote, con l’amarezza serpeggiante tra gli addetti ai lavori al Lido sul fatto che almeno lo straordinario protagonista Caleb Landry Jones avrebbe meritato la Coppa Volpi all’interpretazione maschile (il trofeo alla fine è stato assegnato a Peter Sarsgaard per Memory di Michel Franco).
Ora l’apprezzato Dogman, diretto dal regista cult di Léon e Il quinto elemento, si appresta a debuttare nelle sale italiane a partire da giovedì 12 ottobre con la distribuzione di Lucky Red, forte di un racconto cinematografico a cavallo tra il linguaggio del fumetto moderno e la cronaca nera. È la storia spiazzante e commovente di un bambino di nome Douglas cresciuto in mezzo a molte difficoltà familiari e sopravvissuto ad altrettante tragedie, e che cresce cercando la salvezza nel rapporto con i cani, con cui stabilirà in età adulta un legame che va oltre la fiducia reciproca.
In occasione della roundtable con i giornalisti italiani, Luc Besson ha subito messo in chiaro quanto sia stato difficile lavorare su un set letteralmente invaso dai cani: «Ne abbiamo utilizzati circa 150 per realizzare alcune delle scene più importanti. Organizzare un lavoro cinematografico a tu per tu con questi amici a quattro zampe è del tutto imprevedibile, non sai mai cosa accadrà da un momento all’altro. Un po’ come fa il marinaio su una nave: guardando il mare non sa mai se il viaggio sarà calmo oppure turbolento» ha detto.
Per portare in vita una sceneggiatura originale, curata dallo stesso regista, in cui il carisma del protagonista maschile era essenziale, c’era bisogno di un interprete giovane e talentuoso che riuscisse ad incanalare tutti i traumi e i drammi interiori che il povero Douglas avrebbe vissuto nel corso del racconto del film; Luc Besson lo ha trovato nel poliedrico ed imprevedibile Caleb Landry Jones: «Lavorare con Caleb è stato un vero e proprio paradiso, è un attore veramente umile […] Abbiamo lavorato a stretto contatto per sei mesi alla sceneggiatura, prima di iniziare a girare, tanto che ero preoccupato che al debutto delle riprese non sarebbe riuscito a ricordare tutte le informazioni che gli avevo fornito per farlo entrare nel personaggio. Ed invece il primo giorno di riprese era tutto lì, con grande naturalezza. Caleb è un talento mostruoso!».
Un talento così genuino Besson non lo vedeva sul set di un suo film dai tempi del camaleontico Gary Oldman (con cui il regista francese aveva lavorato nei cult Léon e Il quinto elemento), e con il quale Landry Jones condivide il dono dell’empatia verso il proprio personaggio, la genuinità con cui è riuscito ad avvicinarsi ai traumi di Douglas grazie alla sua arte: «Nel mio film ho cercato di dipingere il ritratto di un ragazzo che ha vissuto veramente le pene dell’inferno, e di tutto quel dolore avrebbe potuto crearsi attorno un personaggio malvagio, votato al male. Douglas invece, seppur con metodi a volte violenti, intimidatori e poco ortodossi, sceglie di trasformare quel dolore per fare del bene, raddrizzare i torti della società. Questo è il vero messaggio di Dogman».
Un messaggio che passa anche attraverso una feroce critica nei confronti della società attuale e dello stato di salute della famiglia nella società occidentale, molto spesso luogo di abusi, soprusi e prevaricazioni inaccettabili. Tutti traumi e situazioni che il protagonista del film vive sulla sua stessa pelle sin dall’età infantile: «L’ispirazione per la storia di Douglas l’ho presa tempo fa leggendo un articolo di cronaca nera che raccontava di una famiglia di aguzzini che aveva rinchiuso il figlio di cinque anni in una gabbia. Cosa può generare in un bambino così piccolo un trauma così grande? Da dove proviene tutta questa violenza? […] La natura delle cose vorrebbe che il padre e la madre capiscano i bisogni dei propri figli, eppure molto spesso sono gli stessi genitori ad essere violenti e crudeli; non perché siano persone nate cattive, ma perché è la società in cui viviamo che ci costringe spesso e volentieri a diventare così […] Non sono un politico, ma un artista che mette insieme un po’ di forma e colore per dare vita a spunti e riflessioni.»
Tutti elementi che si sposano alla perfezione con il linguaggio quasi da fumetto che il Dogman di Luc Besson mette in campo rivolgendosi al suo pubblico di riferimento; non è difatti un caso che il lungometraggio del regista francofono presentato a Venezia 80 omaggi, sin dal titolo, quasi una narrazione supereroistica post-moderna, tanto che abbiamo poi chiesto al regista se il suo Douglas possegga un superpotere, nonostante tutto: «Il significato del titolo viene dalla storpiatura di “Man of God” (uomo di Dio), che qui invertendo le consonanti e diventa “dog” per l’appunto. Ma è vero, Douglas è come se avesse un superpotere segreto custodito nel suo cuore. Facendo del bene, è come se diventasse anche lui un supereroe […] Io penso che tutti noi possiamo essere dei supereroi nella nostra vita quotidiana; basta spegnere il nostro cellulare, guardare fuori dalla finestra ed aiutare quella signora anziana in difficoltà ad attraversare la strada. Quello sì che è essere supereroi!».
Dogman è a tutti gli effetti un avvincente ed efficacissimo inno alla diversità e ai pericoli del pregiudizio e dell’emarginazione, raccontato con gli strumenti del grande cinema popolare, accessibile a tutti e con un grande messaggio da portare a casa dopo la visione in sala: «Siamo tutti convinti di vivere in una democrazia dove tutti sono accettati, ma la realtà è che chi è diverso viene ancora messo da parte. Tutti i personaggi che capiscono e accettano Douglas bel film sono allo stesso tempo loro stessi dei “diversi”, ad esempio i cani che lui decide di adottare, ma anche gli artisti del cabaret dove il protagonista decide di esibirsi en travesti cantando vecchie canzoni di Edith Piaf. La diversità è ricchezza!».
Dopo aver concorso per il Leone d’Oro all’80^ Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia, il film debutterà nelle sale italiane a partire da giovedì 12 ottobre con la distribuzione di Lucky Red. Dogman è il ritorno dietro la macchina da presa per Luc Besson dopo una serie di insuccessi commerciali, tra i quali i più recenti Anna (2019), Valerian e la città dei mille pianeti (2017) e Lucy (2014).
Foto: Lucky Red
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