Proprio al The Space Cinema Moderno, che si affaccia sulla maestosa Piazza della Repubblica, allestita con i colori del Natale, viene presentata alla stampa la nuova commedia natalizia di Fausto Brizzi, per la prima volta chiamato a dirigere Christian De Sica ed Enrico Brignano, coppia inedita per il grande schermo in Poveri ma ricchi, dal 15 dicembre nelle sale.
Il nutrito cast, che vanta non solo la presenza dei due comici italiani, ma vede anche Lucia Ocone in un ruolo di prim’ordine, scortata da Anna Mazzamauro e Lodovica Comello, ha così raccontato l’avventura della famiglia Tucci, che dalla povertà del paesino inventato di Torre Secca, nel cuore del basso Lazio, viene baciata dalla ricchezza e si trasferisce in quel di Milano…
Di solito i tuoi film sono incentrati su dei personaggi medio-borghesi, mentre qui o si tratta di poveri o di ricchi… E a portare le redini in mano della famiglia Tucci vi è il capofamiglia Danilo, interpretato da Christian De Sica.
Fausto Brizzi: «Infatti, in Poveri ma ricchi non c’è nessun medio-borghese. Per altro abbiamo anche cavalcato involontariamente l’onda di Donald Trump: chi meglio di lui nel fungere da rappresentante del ricco, ma zotico? E se vogliamo Christian, nei panni di Danilo Tucci, gli assomiglia parecchio, anche fisicamente! Comunque questa è stata la mia prima collaborazione con lui. Dopo un lungo corteggiamento, finalmente abbiamo trovato l’occasione affinché io lo potessi dirigere. Non solo, devo dire anche che questo è il mio primo film pienamente comico, dove le risate sono distribuite anche tra i personaggi femminili. Prendiamo ad esempio Lucia Ocone, fa divertire il pubblico tanto quanto Christian ed Enrico!»
Quali sono le caratteristiche che distinguono questo film rispetto ai tuoi precedenti, Christian?
Christian De Sica: «Di solito, quando si lavora ad un film di Natale, la comicità ruota intorno all’attore principale, mentre gli altri personaggi sono interpretati da attori meno famosi e con minor esperienza, invece in Poveri ma ricchi tutti sanno come lavorare sui tempi comici. A me è affidata la parte del brillante, Brignano è il comico in senso stretto, ma anche Lucia Ocone, mia moglie nel lungometraggio, riesce a catturare l’attenzione. E poi, questo non è un cine-panettone, ma una commedia vecchio stampo».
Qual è il rapporto che la famiglia Tucci instaura con la ricchezza?
Enrico Brignano: «I Tucci hanno paura che a Torre Secca si venga a sapere che sono diventati milionari, non vogliono assolutamente divulgare la notizia e cercano, in modo goffo e bizzarro, di tenerlo nascosto. In Italia invece non vi è il timore di avvisare tanto il vicino, quanto il fisco! In un Paese in cui i ricchi si nascondono, in un’Italia che ha timore di schierarsi, e mi riferisco anche al recente referendum, si fa fatica ad immaginare una famiglia che invece ostenti il suo benessere… ma i Tucci non riusciranno a mantenere a lungo il segreto e la trama prenderà via inaspettate»
E cosa fareste voi se vinceste una cifra da capogiro alla lotteria?
Lucia Ocone: «Beh, con 100 milioni di euro sul conto, uno neanche si immagina cosa potrebbe mai comprare! Personalmente non amo spendere in borse e cose simili, penso investirei in pranzi e cene in trattoria! Scherzi a parte, donerei sicuramente parte anche in beneficenza… Comunque credo che i soldi diano la serenità, la tranquillità di arrivare a fine mese, ma se non si ha la stabilità emotiva, gli affetti e la salute, è difficile andare avanti anche se si è ricchi».
Come ti sei trovata, Lodovica, a recitare al fianco di attori comici italiani, essendo questo il tuo debutto al cinema?
Lodovica Comello: «Innanzitutto ho dovuto modificare il mio modo di stare davanti alla macchina da presa. Quando lavoravo per la Disney, dovevo esagerare, sia in espressioni sia in movimenti, mentre nel corso di questa prima esperienza cinematografica ho imparato a contenermi. Fausto mi ha dato molti consigli e mi ha fatto capire che dovevo “togliere” piuttosto che “aggiungere” alla mia recitazione. Gli ho dato del filo da torcere, ma spero di aver fatto tesoro dei suoi insegnamenti e di aver portato a casa una buona interpretazione del mio personaggio».
Ma oggi è più difficile far ridere gli italiani?
Enrico Brignano: «Sono convinto che, paradossalmente, il periodo in cui si rideva di più era durante la guerra. In contesti di vera sofferenza l’unica medicina possibile, spesso, è proprio l’ironia. Se consideriamo i dati Istat, 15 milioni di nuovi poveri non possono che fare paura. Con questo film vogliamo operare una rivoluzione riguardo il modo in cui si tratta l’argomento: parlare di ricchi e di poveri, prendendo a prestito una storia francese, Les Tuche, e concentrandoci sul divario esistente ad esempio tra i supplì e l’opera d’arte bianca che vale una fortuna, questo il nostro scopo».
Quindi qual è l’obiettivo che si prefigge Poveri ma ricchi, anche parlando di mere previsioni al botteghino?
Fausto Brizzi: «Abbiamo cercato di fare un film divertente sui nuovi ricchi di oggi, guidati dal saggio spirito del bambino, il piccolo Kevi, che incarna l’anima buona della famiglia, capace di dare giudizi anche denigratori nei confronti dei familiari, ma senza cattiveria, perché filtrati dall’innocenza della sua età. Riguardo previsioni di incassi, io mi accontenterei di portare a casa i due terzi di quanto totalizzerà lo spin-off di Star Wars, Rogue One! Speriamo che il pubblico premi i Tucci e se tutto andrà per il meglio, avrete la possibilità di rivederli in azione in un sequel on the road in America…»
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