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Festival di Berlino 2013: un viaggio adrenalinico per Shia LaBeouf in The Necessary Death of Charlie Countryman

Il regista Frederik Bond, accompagnato dagli attori Til Schweiger e Rupert Grint, ci spiega l'importanza dell'amore nella sua adrenalinica opera prima

Festival di Berlino 2013: un viaggio adrenalinico per Shia LaBeouf in The Necessary Death of Charlie Countryman

Il regista Frederik Bond, accompagnato dagli attori Til Schweiger e Rupert Grint, ci spiega l'importanza dell'amore nella sua adrenalinica opera prima

Tutte le news dal Festival di Berlino 2013. Best Movie seguirà i film più importanti e vi racconterà le conferenze stampa più interessanti.

Il film

Chicago-Budapest solo andata. Anzi no, Bucarest…il passaggio dalla romantica capitale dell’Ungheria a quella, molto meno popolare, della Romania per il protagonista di The Necessary Death of Charlie Countryman dipende dalla distrazione del fantasma di sua madre, per gli autori della pellicola probabilmente da una più favorevole congiuntura produttiva che è poi diventata anche chiave interpretativa dei personaggi. È infatti nella problematica Bucarest che si trova catapultato il giovane e ipersensibile Charlie (Shia LaBeouf dimagrito e con codino) all’indomani della dolorosa perdita di una madre (Melissa Leo) che già in vita si intuisce essere stata quantomeno bizzarra. Una stranezza che deve aver trasmesso anche alla prole se una volta in aereo Charlie si trova a parlare con un altro morto… si tratta questa volta del vicino di posto, Victor, che dopo avergli raccontato la sua vita e avergli parlato dell’amata figlia Gabi pensa bene di tirare le cuoia seduta stante e lascia in eredità uno strano cappello da regalare alla figlia… Per Charlie è l’inizio di un’avventura dai ritmi frenetici e dal finale forse fatale (ce lo ha annunciato all’inizio un narratore/cantastorie che nella versione originale ha la voce di John Hurt) che però è prima di tutto una grande storia d’amore romantica, quella che la mamma di Charlie ha sognato per lui sul letto di morte. Del resto con Gabi (Evan Rachel Wood) è amore a prima vista, almeno da parte del nostro, che non esita a seguirla nelle parti meno raccomandabili della città rumena, passando per ostelli malfamati (e frequentati da tipi poco raccomandabili come un Rupert Grint sotto acidi e Viagra…) e club appartenenti a pericolosi mafiosi (come il Darko di Til Schweiger), ma anche dietro il palco dell’Opera della città (Gabi suona il violoncello nell’orchestra), esplorati a ritmo da videoclip sulla colonna sonora che Moby ha disegnato per il film e durante il film (il regista Bond aveva curato un suo video dall’album Play). Ma il peggio deve ancora arrivare. Gabi, infatti, ha un ex marito affascinante e letale, Nigel (Mads Mikkelsen), che non si rassegna a perderla ed è disposto ad ogni cosa per riaverla. Così la storia, che è iniziata come una fiaba e una (ri)scoperta della vita rischia davvero di finire in tragedia, con Charlie pestato a sangue e appeso a testa in giù sopra una chiusa. Sarà davvero necessaria la sua morte?

La conferenza stampa

Presentata a Berlino senza le sue vere star (Mads Mikkelsen ed Evan Rachel Wood sono su qualche set, mentre LaBeouf è arrivato solo per il red carpet) questa pellicola indipendente che ha debuttato al Sundance (e trovato così un distributore almeno per l’America, dove uscirà in autunno) cerca un appeal internazionale, ma anche una certa freschezza di approccio nell’ambientazione e nel linguaggio. Ai toni fiabeschi dell’inizio e delle “fughe mentali” (oltre che fisiche) di Charlie si alternano adrenaliniche sequenze di azione e di violenza a cui fa da sfondo una città di volta in volta luccicante o degradata, labirinto di emozioni e allucinazioni… come quelle provocate a Charlie dall’ecstasy, che LaBeouf ha altrove dichiarato di aver realmente ingerito per risultare più credibile. «È vero, nello script originale la storia si svolgeva a Budapest – ha ammesso il regista Fredrik Bond – ma poi abbiamo scelto Bucarest, non solo perché è molto meno vista al cinema, ma anche perché con il suo carattere particolare, il suo portare i segni del passato e della dittatura, il suo essere un po’ sfavorita rispetto al resto dell’Europa, ferita e segnata, fa da perfetta controparte ai nostri personaggi». Nessuno dei quali, però, hanno fatto notare qualcuno al regista, è recitato da un attore rumeno. E sì che di giovani attrici locali in grado di recitare la parte della dura Gabi ce ne sarebbero state… senonché il regista ha raccontato che «Shia ci teneva moltissimo a lavorare con Evan Rachel Wood, lei è bravissima ed è riuscita a rendere credibile un personaggio come Gabi, una ragazza resa diffidente da una storia d’amore sbagliata, ma infine vinta dall’amore e dalla devozione di Charlie». Nessuna contestazione per la scelta di un attore danese, Mads Mikkelsen, per la parte dell’ex marito criminale, patologicamente legato alla violoncellista che con la sua musica gli ha salvato la vita… Una figura a suo modo romantica, che ruba la scena al protagonista e che l’attore scandinavo recita con l’abituale bravura. «Mia moglie – ammette il regista Bond – mi ha detto senza vergogna che per lei Mads è letteralmente sex in legs (il fascino in persona per dirla con un eufemismo)» e a giudicare dalle reazioni deluse all’assenza di Mikkelsen alla conferenza stampa non è l’unica a pensarlo.

Esaurite le domande di prammatica a Rupert Grint sul suo passato Potteriano (che il giovane attore inglese sembra deciso a far dimenticare a forza di ruoli scomodi), le domande si sono concentrare sul beniamino locale Til Schweiger, qui impegnato in un ruolo di cattivo quasi da cliché che contrasta con la persona dell’interprete, padre di famiglia con ben quattro figli impegnato in varie attività a favore dei bambini. Per rimanere nel ruolo l’attore ha speso belle parole per i colleghi, ma anche per la location del film: «Non conoscevo Bucarest, ma ho scoperto una città bellissima; mi ha colpito soprattutto la sua musica. È una fucina di nuovi ritmi e nuove atmosfere». Un carattere multiforme che in effetti ha consentito al regista di modulare  anche l’identità del suo film su toni differenti, in un viaggio strano e pericoloso, alla scoperta di un amore per cui si può anche morire.

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