«New York era la sua città e lo sarebbe sempre stata». Con queste parole traboccanti d’amore per la Grande Mela si concludeva l’intro in bianco e nero di Manhattan, film cult di Woody Allen con Diane Keaton come coprotagonista uscito esattamente 40 anni fa. E poco importa che negli ultimi anni il regista abbia spaziato da Roma a Barcellona, da Londra alla Costa Azzurra, viaggiando persino nel tempo fino alla Parigi della Belle Époque, perché non c’è città che il regista 83enne abbia amato e mitizzato di più, tanto da volervi fare ritorno nel suo ultimo film Un giorno di pioggia a New York.
Della metropoli statunitense Allen – come raccontava in quel meraviglioso prologo – ama tutto: il traffico, la vitalità esplosiva, le belle donne, il pulsare al ritmo dei grandi motivi di George Gershwin… e, pur ammettendo di vedere in essa “una metafora della decadenza contemporanea”, non c’è luogo al mondo che egli trovi più romantico. Attraverso questo stesso filtro old fashion vede la realtà Gatsby (interpretato dal richiestissimo Timothée Chalamet), qui giovane alter ego di Woody ma anche del suo omonimo nel romanzo di Francis Scott Fitzgerald, che ama i film classici hollywoodiani, il jazz anni ’30, il gioco d’azzardo e ha un pessimo rapporto con i ricchissimi genitori.
Orgogliosamente newyorchese, il ragazzo vuole mostrare il meglio della sua città alla sua fidanzatina Ashleigh (Elle Fanning), e approfitta di un’intervista assegnatale dal giornale del college per organizzare un romanticissimo week end a Manhattan, ma i loro piani andranno in fumo non appena metteranno piede in città.