È il 1988 e il cinema americano ha già sfornato da tempo quei film che hanno contribuito a formare il nostro immaginario legato alla vita nell’universo. Da Incontri ravvicinati del terzo tipo ad Alien, passando per E.T. e Cocoon, Hollywood ha dipinto gli alieni nei modi più disparati: mostruosi, teneri, misteriosi o persino amichevoli. Quelli che lo rapiscono, però, sono decisamente diversi per una lunga serie di motivi, a cominciare dal fatto che sono una banda scanzonata di pirati chiamati Ravagers. Se è vero che chi va con lo zoppo impara a zoppicare, allora non vi sarà difficile immaginare la strada intrapresa dal giovane Peter che, ventisei anni dopo, ormai provetto mascalzone interstellare, ruberà una sfera dai poteri misteriosi sul pianeta Morag, dando inizio a questa strampalata avventura.
Le differenze tra Guardiani della Galassia, decimo film Marvel e penultimo titolo della Fase 2, e pellicole come Iron Man, Thor e The Avengers, sono già abbastanza evidenti. Se fino a oggi abbiamo assistito a storie che erano il risultato della contaminazione tra il mondo terrestre ed entità sovrannaturali provenienti da altre realtà, questo è il primo film puramente fantascientifico della Casa delle Idee. Guardiani della Galassia mostra un universo molto più articolato rispetto ai casi citati, offrendo maggiori possibilità di espansione in termini di traiettorie narrative e personaggi. Qui siamo immersi in una galassia sconosciuta, popolata da un numero infinito di razze aliene più o meno pacifiche che convivono e interagiscono apertamente tra loro, organizzate in una società eterogenea.
L’ordine è mantenuto da Nova Corps, una forza di polizia intergalattica guidata da Nova Prime (che ha il volto di Glenn Close), che si occupa di tenere a freno l’illegalità nel cosmo. A portare un po’ di scompiglio ci pensano i protagonisti della nostra storia: il furfante Peter Quill, in cerca (invano) di notorietà col nome di Star-Lord; i cacciatori di taglie Groot e Rocket, rispettivamente un albero antropomorfo in grado di dire solo tre parole («Io sono Groot») con mille intonazioni diverse e un procione geneticamente modificato; Gamora, letale assassina dalla pelle verde, figlia adottiva del malvagio Thanos, e infine Drax il Distruttore, assetato di vendetta contro chi ha sterminato la sua famiglia. I rapporti tra loro sono tutt’altro che amichevoli, almeno all’inizio: basti pensare che, trenta secondi dopo essersi conosciuti, Gamora e Peter incominciano a darsele di santa ragione, in un momento d’azione che suscita più di una risata quando il combattimento si allarga, con l’entrata in scena di Rocket e Groot, intenzionati a catturare il ragazzo per riscattare la taglia su di lui. Il risultato? Tutti e quattro vengono spediti in prigione, dove faranno la conoscenza del gigantesco Drax. Alcune situazioni e dialoghi sono davvero brillanti: una in particolare vede protagonisti Peter e Gamora, con lui che per convincerla a ballare le fa un discorso in cui mette in mezzo addirittura Kevin Bacon e Footloose! […]
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