Il cavaliere oscuro – Il ritorno, Nolan risponde alle polemiche sul finale

Il regista ci racconta il suo punto di vista sui presunti significati politici e sulle ultime sequenze del suo capitolo finale dell'Uomo Pipistrello

[Attenzione Spoiler] «Il cavaliere oscuro – Il ritorno non ha un finale aperto!». Sono queste le parole perentorie di Christoper Nolan, smentendo così tutte le teorie che vedrebbero in Joseph Gordon-Levitt il diretto erede dell’Uomo Pipistrello. «Si tratta di un finale definitivo», continua il regista, «e il significato è che chiunque può essere Batman, perché si tratta di un simbolo. Non tutti i fan saranno d’accordo con la filosofia del personaggio, ma per me bisogna tenere a mente il dialogo tra Bruce Wayne e Alfred in Batman Begins. Dove l’unico modo per rendere credibile la trasformazione di Wayne è che lui diventi un simbolo, in modo che, sulla lunga distanza, possa ispirare e incoraggiare il bene a Gotham City. Affinché questo accada, serve un finale definitivo. Perché Batman non è importante come uomo, ma come simbolo. E come simbolo può vivere per sempre».

Per quanto riguarda, invece, tutti i significati politici che si nasconderebbero dietro Il cavaliere oscuro – Il ritorno, Nolan spiega: «Ho trovato sorprendente la quantità di esperti che si è espressa nel cercare interpretazioni politiche del film e non capire che, facendo così, si finiva per ignorare fette enormi della storia e snaturare la pellicola. Il film non ha nessuna intenzione di essere politicamente schierato o di fare passare concetti politici».

E rispetto al crescere continuo dell’azione, Nolan non contiene il suo entusiasmo: «Abbiamo cercato in tutti i film di far crescere il livello di azione e tensione. In particolare ne Il cavaliere oscuro, dove l’azione non rientra nei soliti canoni, a differenza di Batman Begins, che è decisamente più tradizionale. Abbiamo tentato a spingerci oltre. L’azione parte con piccole cose, per poi trasformarsi in una valanga, a cui si aggiungono la musica e gli effetti sonori, costruendo un livello di tensione che continua a crescere. E’ una strategia rischiosa, perché rischi di esasperare il pubblico, ma per me è l’approccio più interessante per un film d’azione. Ho provato a fare lo stesso con Inception, costruendo diversi livelli di tensione, per poi fonderli insieme alla fine».

(Fonte: Filmcomment)

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