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Di nuovo It ventisette anni dopo, la storia si ripete

A qualche mese di distanza, torniamo su una delle più celebri creazioni di Stephen King, per analizzare l'adattamento più recente: quello di Andrés Muschietti dello scorso anno

Di nuovo It ventisette anni dopo, la storia si ripete

A qualche mese di distanza, torniamo su una delle più celebri creazioni di Stephen King, per analizzare l'adattamento più recente: quello di Andrés Muschietti dello scorso anno

Da febbraio 2016, Roberto Recchioni (fumettista e romanziere, oltre che curatore di Dylan Dog per la Sergio Bonelli Editore) firma su Best Movie A scena aperta, rubrica in cui svela i segreti delle scene più belle dei film disponibili in home video.

Un paio di mesi fa abbiamo analizzato la famosa scena del tombino della versione televisiva di It del 1990. Questo mese, complice l’uscita per il mercato dell’home video del nuovo adattamento (cinematografico questa volta) del capolavoro di King, diretto da Andrés Muschietti, facciamo lo stesso, esaminando differenze e similitudini tra le due opere.

Apriamo con una strizzata d’occhio nostalgica: la musica al piano che sentiamo è la stessa (bella) composizione dell’adat- tamento a opera di Tommy Lee Wallace. Qui la camera scende sulla casa, invece di salire, e la transizione all’interno è meno elegante. Serie di dettagli sulle mani di Bill che costruiscono la barchetta di carta. Poi uno stacco sul vetro, a mostrare le mani di un bambino più piccolo che disegnano sulla patina di vapore. Una faccina sorridente, uno “smile” che, per lo spettatore consapevole, già rimanda a Pennywise.

Allarghiamo. La stanza di un ragazzino, in penombra. Alla parete, per far capire in fretta l’ambientazione storica e la cifra stilistica del film, il poster di Gremlins (1984). Serie di campi e controcampi basilari per un rapido passaggio di informazioni e poi Georgie viene spedito in cantina a prendere la cera con cui spennellare la barchetta per permetterle di galleggiare. Il vetro della stanza si spanna e il sorriso sparisce, e infatti da questo momento in poi, non ci sarà più niente di cui ridere: immagine un poco didascalica ma efficace.

Georgie scende le scale, passa davanti al salotto dove vediamo la madre intenta a suonare la melodia diegetica che ci accompagna dall’inizio della scena. Inquadratura dal basso sulla porta della cantina, a dargli un aspetto sinistro. Inquadratura dall’alto sul bambino, per comunicarci il suo timore e quanto sia piccolo e impotente.

Poi, dal fondo delle scale, con Georgie in controluce sulla sommità a spiare nelle tenebre. Questa è l’inquadratura base di ogni film horror che comprenda uno scantinato. Segue una soggettiva, a mostrarci la rampa che si perde nel buio. Il resto del momento in cantina è l’ABC dell’horror movie, con il piccolo Georgie che si aggira tra le ombre [1], alternato con inquadrature inquietanti a prescindere e mostri nel buio che, una volta illuminati, si rivelano essere innocui oggetti di tutti i giorni. Fuga precipitosa e ritorno alla livida luce del giorno.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Bill e Georgie completano la barchetta in un momento atto a creare un’affezione per un personaggio che, a schermo, resterà ben poco [2].

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il fratello minore corre in strada e quello maggiore lo guarda andarsene dalla finestra, inquieto. La transizione da fuori a dentro avviene con quel movimento elegante della miniserie originale negato nell’apertura del film per essere ripreso in questo momento. Georgie mette la barchetta nell’acqua e da qui parte una sequenza che ogni fan di Stephen King ha dipinto nella sua mente con chiarezza [3]…

 

 

 

 

 

 

 

Proprio per questo motivo, viene inserita una variazione, che spezza il crescendo e coglie di sorpresa, con il ragazzino che colpisce con la testa la transenna e che, per questo motivo, perde il controllo della sua imbarcazione di carta. La corsa riprende e, come da programma, arriviamo a Jackson Street [4] e allo scolo fognario in cui la barchetta di Georgie si infila. Inizialmente lo vediamo sulla sinistra dell’inquadratura (cosa anomala per l’iconografia della scena) ma, subito dopo, con uno sgradevole scavallamento di campo, ce lo troviamo (come da consuetudine), sulla destra.

 

 

 

 

 

 

 

 

Il ragazzino si affaccia nel buio e, dalle tenebre, emerge Pennywise con i suoi occhi argentati [5]. Tutto quello che viene dopo è una riproposizione pedissequa di quanto visto a opera di Tommy Lee Wallace, adeguato all’epoca della color correction. Unico elemento di novità, l’inserimento di una spettatrice indifferente (elemento che tornerà anche in altri momenti del film, per passare in maniera non esplicitata la malvagia influenza di IT sugli abitanti di Derry).

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

E siamo al piatto forte: Georgie allunga il suo braccino e Pennywise mostra il suo vero volto [6]. Qui ci discostiamo dalla versione televisiva, forti del fatto che adesso, con gli effetti in digitale, possiamo mostrare quello che all’epoca era solo evocato. Il risultato, visto il livello generalmente basso degli effetti speciali della pellicola, non è particolarmente buono e i rapidi fotogrammi che mettono in evidenza la trasformazione in mostro del clown ballerino e il suo morso non sono un gran momento di cinema. Molto, molto meglio l’attimo immediatamente successivo (l’unico veramente duro di tutta la pellicola) in cui vediamo il bambino cadere indietro con l’arto menomato e il sangue che si mescola con la pioggia, fino a quando non viene trascinato nelle fogne. Chiusura sulla spettatrice che sembra non aver capito cos’è successo sotto i suoi occhi distratti. Nero.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

A conti fatti, le due sequenze non sono poi così diverse e, in questa apertura, Muschietti appare piuttosto schiacciato dal- la necessità di stabilire un collegamento emotivo con il pubblico più nostalgico. È un peccato, perché la morte di Georgie è forse il momento più iconico di It e si è sprecata una buona occasione per raccontarlo in maniera diversa (è come se Nolan avesse rifatto la scena delle perle durante l’uccisione dei genitori di Bruce Wayne, dopo Miller e Burton).

Fortunatamente, il resto del film trova una strada più personale, pur alternando momenti davvero felici a soluzioni non ugualmente riuscite. La curiosità per la seconda parte, dove il regista sarà costretto a inventare sul serio, resta comunque davvero alta.

IT sarà disponibile in Blu-ray e Dvd dal 14 febbraio

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Foto: © New Line Cinema/RatPac-Dune Entertainment/Vertigo Entertainment

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