Jennifer Lawrence, la nostra intervista alla “ragazza di fuoco”

Faccia a faccia con la giovane attrice americana, che in poco tempo ha scalato i gradini della fama: dalla nomination all'Oscar per Un gelido inverno al fenomeno Hunger Games

Los Angeles – Due anni fa era un’emerita sconosciuta. Poi ottenne una nomination all’Oscar per Un gelido inverno e improvvisamente «Le persone che prima mi ignoravano a Hollywood hanno iniziato a fare un sacco di convenevoli». Ora Jennifer Lawrence, 22 anni, ha fatto un altro passo avanti nella scala sociale: da promettente attrice a star internazionale. Il balzo questa volta glielo ha fatto fare Hunger Games, che per quei pochi che non ne sapessero ancora nulla è tratto dal primo volume della popolarissima omonima trilogia di Suzanne Collins.

Hunger Games, quando la intervistiamo, ha già incassato al botteghino americano 380 milioni di dollari e Jennifer Lawrence deve affrontare le conseguenze di tanta improvvisa fama.

«Sì, devo ammetterlo, la cosa mi spaventa. Ho cercato di prepararmi, sapevo che l’impatto sarebbe stato forte ma ad oggi non so ancora cosa mi aspetterà. Spero di non diventare una di quelle attrici che non fanno altro che lamentarsi della popolarità. E pensare che dicevo che non avrei voluto diventare ‘troppo’ famosa».

Perchè ha scelto questo mestiere allora?
Non è una cosa che volevo fare sin da bambina. Non l’ho mai pensato, non l’ho mai sognato. Sono del Kentuky io, laggiù al massimo si sogna di diventare medico. Ma mi ci sono trovata e mi sono immediatamente innamorata di questo mestiere e francamente non so dove sarei se non facessi l’attrice, ora mi sento come se non fossi in grado di fare altro nella vita.

Bene, facciamo questa ipotesi. Se non fosse diventata attrice avrebbe fatto la… ?
Il mio sogno da bambina era fare l’agente di viaggio.

E perchè?
Perché mi piaceva l’idea di rispondere al telefono e digitare al computer. Quando ero piccina mio padre mi regalò un set per fare la centralinista, cuffie, tastiera. Era il mio gioco preferino: ‘Pronto? Il prossimo volo per Miami è alle … ‘, era il mio gioco preferito. Pensi che sino a 17 anni, quando già facevo l’attrice, prima di iniziare a girare, andavo nell’ufficio di produzione e chiedevo la cortesia di farmi rispondere al telefono. Non so perchè, ho sempre voluto rispondere al telefono e scrivere a macchina. Sono una segretaria mancata.

La carriera di attrice per caso di Jennifer Lawrence è iniziata durante una vacanza a New York, all’età di 14 anni. Venne fotografata da un agente che la invitò a fare un provino e rimase così impressionato dalle doti recitative di Jennifer da convincere la madre far stare la ragazza in città per l’estate. Dopo qualche apparizione in spot pubblicitari e una parte in un piccolo film indipendente (Devil You know, in uscita quest’anno) la famiglia decide di traslocare a Los Angeles per seguire la figlia nella sua promettente carriera.

«Ci ho messo qualche tempo per abituarmi a Los Angeles, non è successo fino a che non ho fatto amicizia con ragazzi normali. Ora ci sto molto bene, ho buoni amici, normali, e mi piace stare qui».

Cosa intende per ragazzi ‘normali’?
Gente che non lavora in questo ambiente, nell’ ‘Industry’. Io non riesco a frequentarli i colleghi. Non vivo a Hollywood, quando vado alle feste non sono feste legate al mio lavoro. Tutta la mia vita, quando non sono sul set, è fuori da quell’ambiente. Più California, che Los Angeles, la città delle stranezze.

Mi fa un esempio di queste stranezze?
Una signora qualche tempo fa mi si è avvicinata e mi ha detto: ‘Ammiro tanto quello che fai sei bravissima!’.

E fin qui…
Sì, ma poi ha continuato: ‘So che le cose fra poco per te diventeranno davvero grosse, difficili da maneggiare, se avrai bisogno di un aiuto chiamami, questo è il mio biglietto da visita’. Io ho ringraziato e mi sono allontanata e solo dopo ho guardato nel bigliettino. Era di una clinica per la riabilitazione dalla droga. Sa una cosa? Ce l’ho sempre con me quel bigliettino. Non lo butterò mai, in caso un gi,orno mi servisse davvero. Ogni volta che cambio borsa cerco il bigliettino. Il cellullare, gli occhiali le chiavi… e il bigliettino, sempre nella borsa in uso.

Parlando di salute. Lei ha dichiarato di non fare diete. La pressione a Hollywood in questo senso però esiste vero?
Sì, esiste, mi è stato chiesto di dimagrire. Ma io uso la mia testa. Per questo film però no, nessuna pressione. Sono chiamati Hunger Games (letteralmente giochi di fame) ma io non ho fatto altro che mangiare sul set. Interpretavo una guerriera, le guerriere non sono magre. Kate Moss che corre con arco e frecce non incute timore.

A proposito di arco e frecce, ha imparato davvero?
Sì, sono brava! No, cioè, non sono brava, sono una schiappa. Ma mi piace molto, credo che continuerò a praticare il tiro con l’arco.

Lei ha lavorato con grandi attori, Robert De Niro, in The Silver Linings Playbook, Donald Sutherland in Hunger Games. Era intimorita?
Da morire. Ogni volta che incontro uno di questi miti continuo a ripetermi ‘Devi fare finta di niente, sei un’attrice come loro. Rilassati’. Ma poi non ci riesco e mi comporto come una fan impazzita. Penseranno che sono davvero matta. Quanto però si tratta di recitare allora mi passa.

Qual è la migliore lezione imparata da loro?
Ognuno mi ha insegnato cose diverse. Ognuno ha la sua tecnica, c’è chi studia le battute in sala trucco, ci sono altri che riempiono di note il copione. Ognuno fa quello che funziona di più per sé stesso. Io spero di imparare da quelli che riescono a rimanere sé stessi.

Non ha fatto scuole di recitazione vero?
No, la mia scuola sono stati i film che ho guardato, quelli degli altri e quelli dove ho recitato e dove mi sono odiata. Odiare quello che vedi è una fenomenale forma di apprendimento. Non ripeterai mai più quello che hai visto e non ti è piacuto.

Ma lei lo guarderebbe uno show del genere?
Dove la posta in gioco è la vita? Sembra una follia ma in quel mondo quella follia è accettabile, è la normalità. Magari in quel contesto lo guarderemmo tutti. In fondo non siamo così lontani da quella realtà. Guardiamo cose terribili che accadono nel mondo, dello schermo di casa nostra, e magari non esultiamo, ma certo non ci facciamo sconvolgere.

E i reality show del nostro mondo li guarda?
Sì, ce n’è uno che seguo con particolare interesse su NatGeo, si chiama si chiama Doomsday Preppers e punta le telecamere sulla gente che si prepara all’apocalisse, come se dovesse avvenire domani.

E le competizioni tipo American Idol?
A me non dicono molto ma mia mamma è impazzita, lei che non ha mai guardato la televisione in vita sua mi obbliga a guardare American Idol con lei, in religioso silenzio. Tutto quello che posso e devo fare è usare il telecomando perchè lei non è capace. Prima di quel programma non è mai riuscita a stare davanti alla televisione per più di cinque minuti senza alzarsi ed andare a pulire qualcosa.

Hunger Games ha un messaggio politico?
È fiction. Per quanto potente sia il messaggio e per quante similarità ci siano con il mondo d’oggi non credo che l’intento degli autori e dei produttori sia quello di mandare un messaggio politico. Comunque credo che sia arrivato il momento che anche giovani imparino a rendersi conto di cosa sta succedendo nel mondo e per questo penso che questo sia un film importante, tratto da un libro importante, con un messaggio chiaro: ecco cosa succede se ti scordi di fare parte dell’umanità, se lasci agli altri il potere di controllare e decidere per la tua vita, se guardi quello che succede come se fosse davvero solo un grande show televisivo.

(Foto Getty Images)

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