Joker, la polemica di David Fincher che fa infuriare i fan

Il regista di Fight Club ha tirato in ballo il film con Joaquin Phoenix con toni molto critici, contestando anche le dinamiche degli studios hollywoodiani

Joker

David Fincher sembra non essere un grande ammiratore del Joker di Todd Phillips. In un’intervista al Telegraph per la promozione di Mank, il suo prossimo film disponibile su Netflix dal 4 dicembre, il regista di Fight Club e L’amore bugiardo – Gone Girl ha infatti rilasciato delle dichiarazioni piuttosto polemiche che hanno scatenato sui social l’ira dei fan del Joker di Joaquin Phoenix, vincitore di due Premi Oscar tra i quali proprio quello per il miglior attore protagonista.

Criticando le dinamiche degli studios, «che non vogliono più produrre film che non possano guadagnare un miliardo di dollari, soprattutto il cinema impegnato medio», Fincher ha affermato che «Nessuno avrebbe mai pensato di avere che Joker fosse una hit al botteghino se Il cavaliere oscuro non fosse stato così importante»: come a dire, tra le righe, che se il film di Phillip ha sfondato il miliardo di dollari nel mondo il merito non è solo delle sue qualità artistiche, ma del fatto che qualcun altro aveva già spianato la strada del mito.

La vera polemica, però, riguarda le affermazioni sulla rappresentazione della malattia mentale: Fincher mette in relazione il Joker di Joaquin Phoenix con altri due storici personaggi sul crinale della follia, il Travis Bickle di Taxi Driver e Rupert Pupkin di Re per una notte, entrambi interpretati da Robert De Niro e diretti da Martin Scorsese. «Credo che nessuno avrebbe guardato la sceneggiatura di Joker e pensato: “Sì, prendiamo Travis Bickle e Rupert Pupkin, mescoliamoli in un personaggio, poi intrappoliamolo in un tradimento dei malati di mente, e tireremo fuori un miliardo di dollari», ha detto Fincher.

Nella stessa intervista, il regista ha raccontato come il percorso di Joker gli abbia ricordato, per opposizione, i difficili inizi di Fight Club, che nel 1998 fu rifiutato dai dirigenti della Warner. «Alle prime proiezioni», ha detto il regista, «l’opinione generale tra i dirigenti dello studio era: “Le nostre carriere sono finite”. Il fatto che siamo riusciti a girare quel film nel 1999 per me è ancora un miracolo».

Fonte: Telegraph

© RIPRODUZIONE RISERVATA